Sollecitato un piano di contenimento per preservare le attività agricole. Le organizzazioni promotrici della manifestazione hanno illustrato in un documento la necessità di adottare “politiche strutturate e basate su evidenze scientifiche” per riequilibrare il rapporto tra uomo e fauna selvatica
L’AQUILA – Agricoltori e allevatori abruzzesi sul piede di guerra per i danni causati dalla fauna selvatica. Esasperati, le bandiere della protesta in mano, hanno animato l’Emiciclo, sede del Consiglio regionale, dove una delegazione ha incontrato il vicepresidente della Giunta regionale, Emanuele Imprudente, per presentare le proprie istanze.
Le organizzazioni agricole, promotrici della manifestazione, hanno illustrato in un documento la necessità di adottare “politiche strutturate e basate su evidenze scientifiche” per riequilibrare il rapporto tra uomo e fauna selvatica. Tra le proposte avanzate spicca l’attuazione immediata di un piano di contenimento dei cinghiali, con un obiettivo ambizioso di 28mila abbattimenti, e l’avvio di un programma per la gestione dei cervidi, che prevede 3.500 prelievi.
La protesta ha portato anche alla richiesta di uno studio sulla gestione del lupo, limitazioni per le specie fossorie e i volatili nocivi, risarcimenti tempestivi per i danni subiti, fondi per recinzioni, e un maggior coinvolgimento di Parchi e cacciatori nella gestione della fauna selvatica.
Il presidente del Parco Sirente Velino, Francesco D’Amore, ha illustrato le misure già adottate dall’ente, tra cui la formazione di un centinaio di selettori e controllori e la distribuzione di oltre 300 recinzioni per proteggere i campi. Nel frattempo, si attende per domani la decisione del Tar sull’impugnativa contro la delibera regionale che autorizzava l’abbattimento selettivo dei cervi, attualmente sospesa dal Consiglio di Stato.