Famiglia nel bosco a Palmoli, la curatrice: «Obiettivo il ricongiungimento familiare». Salvini: «Mi vergogno, andrò sul posto»

21 Novembre 2025
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Dopo la decisione del tribunale dei minori dell’Aquila di allontanare i tre figli di Catherine e Natan, esplode il dibattito politico

PALMOLI – Si accende il dibattito nazionale sulla vicenda della famiglia inglese che viveva nel bosco di Palmoli, in provincia di Chieti, dopo la decisione del tribunale dei minori dell’Aquila di disporre l’allontanamento dei tre figli dalla casa e la loro collocazione, insieme alla madre, in una struttura protetta.

A intervenire con forza è stato anche il vicepresidente del Consiglio e leader della Lega, Matteo Salvini, che ha dichiarato: «Mi ripropongo, non da ministro ma da genitore, da padre e da italiano, di seguire direttamente la vicenda e se serve, di andare sul posto perché ritengo vergognoso che lo Stato si occupi di entrare nel merito dell’educazione privata, delle scelte di vita personali di due genitori che hanno trovato nell’Italia un paese ospitale e che invece gli ruba i bambini». Ha aggiunto con commozione:
«Da genitore, mi vergogno per come si sta comportando lo Stato italiano nei confronti di una madre australiana che ha fatto l’insegnante e di un padre che ha fatto lo chef, con tre bambini che hanno fatto una scelta di vita diversa, non di vivere in centro tra fretta e ansia ma a contatto con la natura, con un’insegnante privata per i figli. Non hanno luce, acqua né televisione. Ma io sono stato nel campo rom di Giugliano alle porte di Napoli la settimana scorsa, con centinaia di bimbi in età scolare e non a scuola, sporchi, senza insegnanti, senza luce, gas e acqua, e con genitori che in molti casi campano rubando. Lì dove sono gli assistenti sociali? Dov’è la procura, il tribunale dei minori, lo Stato?».


La senatrice della Lega Stefania Pucciarelli, presidente della commissione speciale per i Diritti umani, ha espresso «sgomento» per la decisione dei giudici, definendola «uno sproporzionato accanimento contro una famiglia che conduceva sì una vita insolita, ma non per questo illegale». La parlamentare ha parlato di un «legame familiare spezzato ingiustamente», denunciando un presunto doppio standard della magistratura nei confronti di altre situazioni di disagio o illegalità, come quelle presenti in alcuni campi rom. Sulla stessa linea anche il deputato leghista Rossano Sasso, capogruppo in commissione Cultura alla Camera, che ha accusato lo Stato di «punire una famiglia solo perché viveva seguendo uno stile di vita alternativo» e di mostrare «tolleranza verso altre comunità dove i bambini crescono in condizioni ben peggiori». Sasso ha inoltre denunciato un presunto pregiudizio etnico, affermando che «se i genitori fossero stati rom, nessuno avrebbe avuto nulla da ridire».


In un clima di forte polemica, è intervenuta anche l’avvocata Marika Bolognese, curatrice speciale dei minori nominata dalla Procura dell’Aquila, che ha precisato: «Non appena verranno superate le criticità, la mia azione è orientata a favorire il ricongiungimento con tutto il nucleo familiare, nella consapevolezza della delicatezza di questa situazione e nel rispetto dei bisogni affettivi e relazionali dei bambini».

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