La notizia della scomparsa di Galeone ha portato un’aria di malinconia e tristezza in una piazza, quella adriatica, che con l’ex allenatore ha scritto alcune delle pagine più belle della storia calcistica abruzzese e non solo
PESCARA – La notizia della morte di Giovanni Galeone, quest’oggi all’età di 84 anni all’Ospedale “Santa Maria della Misericordia” di Udine, ha inevitabilmente commosso i tanti tifosi pescaresi che al suo calcio e alla sua figura ricollegano alcuni degli anni più belli della loro vita. “Il Profeta” così a Pescara è sempre stato chiamato, ha rappresentato davvero per i tifosi biancazzurri, nei gloriosi anni della serie A, una figura leggendaria, capace di rendere reali quelle imprese che nella maggior parte dei casi restano solo dei sogni.
Tutto è magico nella storia di Galeone a Pescara, a partire dal suo arrivo sulla costa adriatica, alla fine dell’estate del 1986. Il mister, allora 45enne, giunse infatti in Abruzzo alla fine della travagliata stagione 1985-1986, colpita dal vergognoso scandalo del calcio scommesse, ritrovandosi a guidare una squadra che, retrocessa l’anno prima, avrebbe dovuto disputare il campionato di Serie C. Tuttavia, grazie al fallimento del Palermo, il Pescara venne ripescato e Galeone, che fino ad allora aveva allenato solo squadre di Serie C, si ritrovò a disputare il suo primo campionato nella serie cadetta con una squadra che non era stata pensata per la Serie B. Grazie a quello che venne definito allora per la prima volta un “calcio-champagne” il Profeta raggiunse una storica promozione in Serie A, classificandosi al primo posto alla pari con il Pisa.
L’anno dopo, quando nessuno pensava che il Pescara ce l’avrebbe fatta a restare in Serie A, Galeone sorprese di nuovo tutti e, nonostante un campionato difficilissimo, complice anche la penalizzazione dell’Empoli e la riduzione a due del numero delle squadre che sarebbero retrocesse, il Pescara riuscì incredibilmente a salvarsi, riportando anche alcune storiche vittorie come il 2-0 a San Siro contro l’Inter di Giovanni Trapattoni o il 2-0 casalingo contro la Juventus di Marchesi.
L’anno dopo, a soli due punti dalla salvezza, il Pescara venne retrocesso e il ritorno in Serie B coincise anche con il primo momentaneo distacco di Galeone che partì alla volta del Como, salvo tornare a Pescara poco tempo tempo e non senza essere entrato in polemica con i tifosi comaschi da lui definiti “4 gatti”. Galeone era ormai abituato ai bagni di folla dell’Adriatico ed a un pubblico che stravedeva per lui e quella di Como fu un’esperienza che ricordò sempre con amarezza.
Così nella stagione 1989/1990, tornato a Pescara dopo la parentesi De Canio, riuscì a salvarsi conquistando l’ottavo posto, così come nella stagione successiva.
Nel 1991/1992 Galeone dimostrò a quanti credevano che i miracoli accadono una volta sola che si sbagliavano e conquistò la sua seconda storica promozione in Serie A. Nonostante la retrocessione all’ultimo posto nella stagione successiva, anche quell’anno il mister regalò alcune emozioni indimenticabili ai tifosi abruzzesi: a cominciare da quel 4-5 dell’Adriatico contro il Milan nella seconda gara di campionato, dopo che il Pescara aveva condotto il match per 4-2, e la storica vittoria del Pescara per 5-1 dell’Adriatico contro la Juventus di Baggio e Ravanelli, quando la retrocessione era ormai scontata.
Galeone tornò a Pescara nelle stagioni 1999/2000 e poi nel 2000/2001, quando venne esonerato solo dopo 9 giornate, ma tutto ciò non bastò a guastare i rapporti tra un allenatore ed una piazza che si erano sempre amati. Galeone che aveva definito il Pescara “una donna che ti fa perdere la testa” nel marzo del 2013 rifiutò di tornare ad allenare in riva all’Adriatico facendo coincidere questa scelta con il suo definitivo ritiro dai campi.
Una storia d’amore quella tra il Pescara e Galeone che non finirà mai mentre sono già tantissimi i tifosi a Pescara che si preparano ad onorarlo nel prossimo match casalingo, rendendo omaggio all’uomo prima che al mister e al ricordo di un calcio che non tornerà.