“Paziente omosex” sul referto: a Pescara scoppia il caso. “Mi sento umiliato e discriminato”

29 Settembre 2025
1 minuto di lettura
ospedale di Pescara

Enzo Speranzini Anelli, 61 anni, denuncia un episodio avvenuto all’ospedale civile: “Mai mi sarei aspettato una simile mancanza di empatia da parte di un medico”. Il racconto al Messaggero e sui social.

PESCARA – “Una cosa del genere non mi era mai capitata in passato, in alcun settore, tanto meno me lo sarei aspettato da un camice bianco che dovrebbe eccellere in delicatezza ed empatia con la gente.” È un racconto che scuote quello di Enzo Speranzini Anelli, 61 anni, pescarese, che ha denunciato al quotidiano Il Messaggero e sui social un episodio che lo ha profondamente segnato: la dicitura “paziente omosex” apparsa su un referto medico redatto all’ospedale civile di Pescara.

Secondo quanto riferito, la frase sarebbe stata pronunciata ad alta voce da una dottoressa al termine di una visita, mentre compilava il documento al computer. “La dottoressa aveva un atteggiamento molto distaccato che, già all’inizio, non ha messo a mio agio me né mio marito che mi accompagnava,” racconta Speranzini. “Quando mi è stato consegnato il referto, siamo rimasti basiti ma soprattutto contrariati.”

Il certificato – sostiene Speranzini – dovrà essere consegnato all’accettazione per la terapia e riporta l’indicazione dell’orientamento sessuale. Un dettaglio che – secondo il paziente – non ha alcuna rilevanza clinica. “Ogni volta che saranno consultati in futuro, apparirà il marchio ‘paziente omosex’. Mi chiedo il motivo di tutto ciò e se la dottoressa, davanti ad assistiti etero, specifichi altresì il loro orientamento sessuale.”

Speranzini ha scelto di non sporgere denuncia, ma di rivolgersi direttamente ai vertici dell’ospedale per chiedere chiarimenti e sollecitare una riflessione sul rispetto della privacy e sulla sensibilità nel trattamento dei pazienti. “Mi sento umiliato e discriminato,” ha ribadito.

Per la Asl ha replicato il direttore dell’Unità operativa complessa di Malattie Infettive, Giustino Parruti: “Quel documento resta privato, la parola omosex è stata scritta in una sorta di report della conversazione tra il medico e il paziente (…) quel documento è privato e non va presentato all’accettazione”.

Altro da

Non perdere