Un racconto che intreccia esperienza personale e fantasia, con al centro la capacità di rialzarsi e dare nuova luce alle difficoltà
ROSETO DEGLI ABRUZZI – “I libri sono il mattone della nostra cultura. Mattoni che costruiscono case, ambienti intercomunicanti.” Con queste parole il professore William Di Marco ha aperto la presentazione di Mare Chiaro, il romanzo di Ciro Irace, che oggi pomeriggio ha trovato spazio nello stabilimento Ohana di Roseto degli Abruzzi davanti a un pubblico attento ed emozionato. A condurre l’incontro, con media partner proprio Abruzzo Speciale grazie alla visione dell’editore Gianluca Migliozzi, è stata Ludovica Scarpone, mentre il vicesindaco Angelo Marcone ha definito la serata “un momento di crescita che fa parte di ognuno di noi”.
Al centro, il libro e il suo messaggio: la storia di un ragazzo, Ciro, che nonostante il dolore e le difficoltà sceglie la strada della resilienza, trasformando le ombre in luce e conquistando la sua vittoria. Il titolo, inizialmente diverso, è diventato Mare Chiaro all’ultimo momento, una scelta che lo stesso autore aveva accolto con dubbi ma che col tempo si è rivelata capace di rappresentare perfettamente il contrasto fra buio e speranza. “Non necessariamente lo scugnizzo napoletano che soffre deve accettare il buio”, ha detto Irace, sottolineando come chiunque possa reagire al dolore e trasformarlo in forza.
Il romanzo, arricchito da riferimenti simbolici e filosofici, non è interamente autobiografico ma porta con sé molte vicende personali dell’autore, che ha spiegato come la scrittura sia stata per lui un modo per liberarsi dalle ingiustizie e dalle tensioni vissute. Dopo vent’anni di lavoro, il libro si è chiuso con l’epilogo scritto tre anni fa, alla nascita della figlia, a cui il romanzo è dedicato. La croce in copertina, intesa non solo come simbolo religioso ma come illuminazione laica, e i richiami a Dio e al mito di Lucifero nella tradizione partenopea, arricchiscono un’opera che mescola memoria e fantasia.
Mare Chiaro è il borgo legato alle radici familiari di Irace e alla celebre canzone di Salvatore Di Giacomo musicata dall’abruzzese Francesco Paolo Tosti, un richiamo che rende ancora più significativa la presentazione in Abruzzo. Tra riflessioni e suggestioni, il romanzo diventa un viaggio attraverso le stagioni della vita e la capacità di non arrendersi mai allo sconforto, ricordando che l’ombra esiste sempre, ma è la luce che ci permette di superarla.