Croce Rossa e Governo ricordano la tragedia: dal soccorso immediato alle opere donate, fino all’impegno per il futuro delle comunità del cratere
ROMA – Il 24 agosto 2016, alle 3.36, la prima scossa di terremoto sconvolse la vita del Centro Italia. Nei mesi successivi seguirono altre violente repliche che devastarono la valle del Tronto e i monti Sibillini. Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto furono i comuni più colpiti: 303 le vittime, quasi 400 i feriti e oltre 230 le persone estratte vive dalle macerie. Case, scuole, infrastrutture e interi borghi furono ridotti in cumuli di detriti.
La Croce Rossa Italiana ricorda quelle ore drammatiche con una nota in cui sottolinea la rapidità e la concretezza della risposta. «Non era facile dare sostegno a chi aveva perso tutto – spiega il presidente Rosario Valastro – ma ci siamo messi subito al fianco dei sopravvissuti, assicurando assistenza, conforto e speranza. Nessuno è stato lasciato solo e a distanza di nove anni il nostro impegno resta tangibile».
Dal 2016 a oggi la Cri, anche grazie alle donazioni, ha realizzato 13 strutture nei territori colpiti e presto ne saranno inaugurate altre tre, a Camerino, Arquata del Tronto e Amandola. «Possiamo dire con orgoglio – conclude Valastro – di aver mantenuto fede alla promessa fatta alle comunità: c’eravamo, ci siamo e ci saremo».
Nella stessa ricorrenza, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha affidato a una lettera al Messaggero il suo messaggio di vicinanza: «Il cratere sismico è oggi il cantiere più grande d’Europa, dove non si ricostruiscono solo case, chiese e fabbriche, ma la vita stessa di intere comunità. Continueremo a lavorare con determinazione per dare risposte a chi vuole restare o tornare in quei territori. Perché lì c’è vita e c’è cuore».