Lo studio di Bankitalia lancia l’allarme: export abruzzese tra i più vulnerabili d’Italia. Sofia (CNA): “Serve una reazione compatta della politica regionale”
PESCARA – L’Abruzzo potrebbe essere una delle regioni italiane più colpite all’introduzione di dazi doganali da parte degli Stati Uniti. A lanciare l’allarme è CNA Abruzzo, attraverso il suo presidente Bernardo Sofia, che commenta con preoccupazione i dati di un recente studio condotto da Bankitalia e riportato da Milano Finanza.
Secondo l’analisi, l’Abruzzo risulterebbe la seconda regione più esposta d’Italia in caso di misure protezionistiche da parte degli USA, con ben il 15,2% dell’export regionale diretto oltreoceano, a fronte di una media nazionale poco superiore al 10%.
«L’Abruzzo è una delle regioni italiane più vulnerabili di fronte alla minaccia di introdurre dazi da parte degli Stati Uniti – afferma Sofia –. Per questo occorre una decisa azione anche del governo regionale nei confronti di quello nazionale, affinché tale rischio sia scongiurato; ma serve una presa di posizione in tal senso di tutto il sistema politico regionale, superando logiche di schieramento».
I comparti più esposti, secondo lo studio, sarebbero agroalimentare, chimica farmaceutica ed elettronica, settori chiave dell’economia abruzzese, fortemente proiettati verso l’estero e capaci di trainare l’export regionale.
Ma le ricadute potrebbero non fermarsi qui. «Quello che va compreso – prosegue Sofia – è che i rischi di ridimensionamento descritti da Bankitalia potrebbero interessare anche altri comparti, come il polo della moda, l’arredamento, la produzione legata alla ceramica. Di fronte all’imposizione di dazi da parte del governo americano ci sarebbero davvero gravissimi esiti. Con evidenti effetti devastanti soprattutto per il mondo delle piccole e medie imprese».
«Serve una levata di scudi immediata – conclude il presidente della CNA abruzzese –. Non possiamo permettere che interi settori produttivi vengano messi in ginocchio da scelte unilaterali. È il momento della responsabilità e della coesione istituzionale».