Violenza di genere, il Comune di Pescara rilancia il centro per uomini maltrattanti: “Bisogna agire alla radice”

16 Giugno 2025
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Presentata stamattina la nuova gestione del CUAV di Pescara che si occuperà di percorsi di 18 mesi per riabilitare gli uomini autori di violenza

PESCARA – Il Centro Uomini Autori di Violenza (CUAV) del Comune di Pescara riparte con nuovo slancio sotto la guida della cooperativa “L’Elefante”. A presentare l’avvio del nuovo corso sono stati l’assessore comunale alle Politiche Sociali Adelchi Sulpizio, insieme ai dirigenti Piera Antonioli e Marco Molisani, la presidente della cooperativa Cristina Marconi e lo psicoterapeuta Danilo D’Addazio, operatore del centro.

«Cinque anni fa – ha ricordato l’assessore Sulpizio – ci siamo resi conto che, per affrontare davvero il problema della violenza sulle donne, non potevamo limitarci ad aiutare le vittime. Dovevamo agire anche sulla radice del problema: noi uomini. Da qui è nato il CUAV, che oggi rilanciamo con ancora più convinzione grazie alla cooperativa L’Elefante». La cooperativa è subentrata nella gestione del centro dal 2 maggio, dopo una procedura pubblica di coprogettazione vinta, come ha precisato l’assessore, «sulla base di requisiti e competenze ben valutate dagli uffici».

Cristina Marconi, presidente della cooperativa, ha espresso il proprio ringraziamento all’amministrazione comunale e al servizio sociale per il lavoro finora svolto: «Ci siamo subito attivati per un passaggio di consegne efficace. Il centro c’è, funziona, e noi vogliamo potenziarlo, rafforzando la rete con tutti gli enti coinvolti – dalla procura all’università – e lavorando sulla sensibilizzazione nelle scuole, perché il rispetto si educa fin da piccoli». La nuova gestione ha ereditato dalla vecchia 56 utenti che erano iscritti dal 2024 e che subiranno una modifica del programma per adattarsi alla nuova filosofia di recupero sposata dalla cooperativa.

Il centro non si limita a ricevere uomini indirizzati dai tribunali tramite il Codice Rosso, ma lavora anche con soggetti che si presentano volontariamente, spinti da una consapevolezza crescente. «Abbiamo visto mariti accompagnati dalle mogli – ha raccontato Sulpizio – a dimostrazione di una nuova consapevolezza che riguarda anche la violenza verbale, non solo quella fisica».

Danilo D’Addazio, psicologo e psicoterapeuta, ha illustrato la struttura del percorso offerto dal CUAV, un programma complesso, suddiviso in tre fasi. La prima prevede da tre a cinque colloqui motivazionali individuali per valutare la disponibilità e la consapevolezza dell’uomo. Se questa fase ha esito positivo, si accede a un gruppo psicoeducativo della durata di nove mesi (36 incontri), condotto da un’equipe mista uomo-donna. «Qui – spiega D’Addazio – si affrontano temi come la comunicazione aggressiva, gli stereotipi di genere e le esperienze personali legate alla violenza».

La terza fase è quella psicoterapeutica: altri 36 incontri per approfondire i vissuti emotivi e familiari dell’autore di violenza. In tutto, un percorso di 18 mesi. «È un impegno gravoso – ha sottolineato ancora Marconi – e non tutti riescono a completarlo: ci sono criteri rigidi di esclusione, tra cui l’assenza ingiustificata a più di tre incontri per fase, o la reiterazione di comportamenti violenti durante il percorso». Uno degli elementi fondamentali è il cosiddetto “contatto partner”: l’uomo, per accedere al percorso, deve autorizzare gli operatori a contattare la vittima. «È un elemento chiave – ha detto D’Addazio – perché ci permette di valutare e monitorare i comportamenti nel tempo. Naturalmente è la donna a decidere se accettare o meno questo contatto».

Inoltre sta insorgendo anche un fenomeno al contrario, dove è l’uomo a subire la violenza, in questo specifico caso, sottolineano l’assessore e la presidente, si sta ancora ragionando con la dovuta cautela sull’attuazione di un percorso da “vittima”.

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