14 anni per omicidio volontario: la condanna in primo grado per Francesco Di Rocco, che uccise il padre con oltre 90 coltellate

28 Aprile 2025
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La Corte ha riconosciuto l’attentante dello stato d’ira mantenendo però il reato ascritto: la difesa aveva chiesto l’assoluzione o, al limite, l’omicidio preterintenzionale

TERAMO – Si è chiuso con una condanna a 14 anni, con il riconoscimento dell’attenuante dello stato d’ira, il processo di primo grado a carico di Francesco Di Rocco, il 49enne di Teramo che, nella notte tra il 20 e il 21 novembre 2023, ha ucciso il padre Mario Di Rocco, ex capostazione, colpendolo con circa 90 coltellate.

La sentenza è stata pronunciata dalla Corte d’Assise presso il tribunale di Teramo, presieduta dal giudice Francesco Ferretti con a latere Marco D’Antoni e i giudici popolari. L’accusa, rappresentata dal pm Monia Di Marco, aveva chiesto 14 anni di reclusione per omicidio volontario, mentre la difesa, con l’avvocato Federica Benguardato, aveva chiesto l’assoluzione per incapacità di intendere e volere o, in subordine, una condanna per omicidio preterintenzionale, sostenendo che «Francesco non voleva uccidere il padre», ma solo manifestargli il disagio per anni di vessazioni familiari.

Francesco Di Rocco era uno studente universitario di medicina veterinaria, era un figlio segnato da una vita sotto l’egemonia del padre. Dopo la morte della madre, avvenuta nel novembre 2021, il rapporto tra i due era ulteriormente degenerato, fino al tragico epilogo. La sera dell’omicidio, dopo l’ennesima discussione, il 49enne ha afferrato un coltello e ha aggredito il genitore.

Ora la difesa attende il deposito delle motivazioni, previsto entro 90 giorni, per valutare un eventuale ricorso in appello. «Francesco non voleva arrivare all’omicidio», ha commentato l’avvocato Benguardato, «ed è questo che noi vogliamo dimostrare. Lui voleva solo che il padre la smettesse di trattarlo in quel modo».

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