Sciopero Cobas a Pescara: in sessanta al corteo pro Pal. Infastiditi dal blocco i commercianti di Corso Vittorio

28 Novembre 2025
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La protesta dei sindacati di base ha toccato anche Pescara con un corteo di circa sessanta persone che ha sfilato in centro. Infastiditi i commercianti per la strada bloccata dopo i disagi già provocati dai lavori ACA

PESCARA – Per lo più giovani studenti in testa al piccolo corteo che stamattina ha radunato circa sessanta persone, scortate dalle forze dell’ordine, nella manifestazione che accompagnava lo sciopero generale indetto dai sindacati di base Cobas, Usb, Sgb e Cup, su scala nazionale. Slogan a sostegno della Palestina, contro Israele e il governo italiano, ripetuti al megafono hanno attraversato il centro di Pescara, partendo da piazza Unione fino a piazza Salotto, con i simboli dei sindacati coinvolti, la bandiera palestinese e quella della pace.

Le motivazioni dello sciopero – secondo quanto diramato nei giorni scorsi dagli organizzatori stessi – vanno oltre la solidarietà internazionale: si tratta di una mobilitazione contro il piano di riarmo e la finanziaria di guerra, e a favore di misure salariali minime di 2.000 euro, da riparametrare su tutti i livelli contrattuali. Tra le richieste figurano inoltre la riduzione dell’orario di lavoro a parità di stipendio, il lavoro sicuro e stabile, contro ogni forma di precarietà, e tutele più generali per i lavoratori del settore pubblico e privato.

Il passaggio del corteo su corso Vittorio Emanuele ha però suscitato l’irritazione di alcuni commercianti, infastiditi dall’ulteriore blocco del traffico, che seppur momentaneo, si è aggiunto al disagio già provocato dai cantieri ACA. A Pescara, così come in altre città italiane, lo sciopero ha riguardato principalmente trasporti e scuola, ma non ha provocato forti disagi.

Se da un lato le rivendicazioni toccano temi importanti per il mondo del lavoro, dall’altro la manifestazione pescarese ha avuto un impatto limitato sul territorio, con una partecipazione contenuta che difficilmente può aver suscitato una “pressione sociale” significativa.

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