Violenza di genere, in aumento casi e denunce a Chieti: 350 richieste di aiuto in un anno

21 Novembre 2025
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Sono di più sia i fenomeni segnalati che le richieste di supporto psicologico e legale tra novembre 2024 e novembre 2025. Il profilo delle vittime evidenzia una prevalenza nella fascia 40-49 anni, con la maggior parte delle violenze perpetrate da partner o familiari

CHIETI – In un anno, tra novembre 2024 e novembre 2025, sono cresciuti i casi di violenza di genere sul territorio di Chieti, ma in parallelo sono aumentate anche le denunce e le richieste di assistenza alla rete di supporto. Il centro antiviolenza ‘Donna Alpha’ ha registrato complessivamente 350 donne che si sono rivolte alla struttura, anche solo telefonicamente, per ricevere informazioni, sostegno e consulenza legale.


I dati emersi durante un incontro istituzionale alla presenza del sindaco Diego Ferrara, delle assessore Chiara Zappalorto, Alberta Giannini, Teresa Giammarino e della coordinatrice del centro Marialaura Di Loreto, mostrano un quadro preoccupante: oltre 200 richieste erano volte a ottenere informazioni, circa 75 hanno riguardato consulenze legali specifiche, mentre 192 donne sono state effettivamente prese in carico e seguite all’interno della rete territoriale di protezione.


Il profilo delle vittime indica una prevalenza di donne nella fascia di età tra 40 e 49 anni (46%), per la maggior parte di nazionalità italiana (86%). Nella quasi totalità dei casi, l’autore della violenza è una persona strettamente legata alla vittima, con il 43% dei casi riferiti al marito, il 31% al compagno, mentre familiari o fidanzati completano la maggior parte delle altre situazioni. Solo il 10% dei casi coinvolge un conoscente esterno.
Per quanto riguarda il tipo di violenza, la più diffusa è quella psicologica (39%), seguita da quella economica (22%), fisica (16%), stalking (13%) e sessuale (10%). La violenza fisica comprende episodi che vanno da schiaffi e spintoni fino a minacce con armi, mentre la violenza economica riguarda frequenti casi di mancato pagamento del mantenimento, controllo esasperato delle spese o impedimento a lavorare.


Il centro antiviolenza sottolinea come la rete territoriale sia ben radicata e collaborativa: il 31% delle donne assistite è stato indirizzato dalle forze dell’ordine, il 16% dai servizi sociali e un altro 16% dal pronto soccorso. Un ulteriore 37% è arrivato attraverso il Cuav, il Centro uomini autori di violenza, che nel 2024 ha seguito prevalentemente uomini occupati nella stessa fascia d’età delle vittime, spesso inviati dal sistema giudiziario. Tuttavia, il percorso di recupero presenta criticità, con il 40% degli uomini che interrompe il programma e solo il 4% che lo completa.

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