Cinquecento metri di distanza tra l’indagato e le vittime delle presunte riprese illecite; il giudice impone il braccialetto elettronico a proprietario e inquilini. La palazzina, intanto, si svuota
L’AQUILA – Il braccialetto elettronico segnerà d’ora in avanti la distanza obbligatoria di almeno 500 metri tra l’indagato, 56 anni, aquilano e le parti offese. ovvero gli inquilini del suo palazzo: un limite invalicabile che, se superato, porterà all’immediato intervento delle forze dell’ordine e a un aggravamento della posizione giudiziaria dell’uomo.
È questo l’effetto più evidente del provvedimento firmato dal giudice per le indagini preliminari, Giulia Colangeli, che ha accolto la richiesta di tutela avanzata dagli inquilini coinvolti nella vicenda delle presunte riprese illecite all’interno della palazzina.
Il cinquantaseienne, attualmente è l’unico indagato per interferenze illecite nella vita privata di un numero ancora incerto di persone e per diffusione di materiale indebitamente acquisito, un’accusa che l’uomo respinge sia davanti al Gip sia tramite il suo avvocato, Roberto De Cesaris.
A fare chiarezza sarà la perizia informatica in corso sui numerosi dispositivi sequestrati: un iPad, un iPad Air, due MacBook, tre iPhone, una webcam, sei telecamere e due microcamere con scheda SD, oltre a diverse pendrive. Gli investigatori cercheranno di capire se i filmati registrati nei bagni e nelle camere da letto di almeno tredici inquilini siano rimasti nella disponibilità privata dell’uomo oppure se siano stati condivisi o addirittura venduti, magari in circuiti ristretti di appassionati del genere.
Intanto, mentre la palazzina continua a svuotarsi, oggi tutti gli affittuari coinvolti si presenteranno in questura per ricevere ciascuno il proprio dispositivo di sicurezza, che funzionerà da deterrente nei confronti dell’uomo che, secondo le accuse, avrebbe monitorato la loro vita privata per mesi, se non per anni.