Alluvioni e clima estremo, il fiume Pescara può generare piene più intense: lo studio dell’Università dell’Aquila

16 Novembre 2025
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Il fiume Pescara durante una piena notturna, immagine che richiama i rischi idraulici al centro dello studio dell’Università dell’Aquila

Lo studio della facoltà di ingegneria, commissionato dall’Autorità di Bacino dell’Appennino Centrale, aggiorna le portate di piena del Pescara e ridisegna le aree a rischio. Il Forum H2O critica i ricorsi al TAR delle amministrazioni contro i vincoli idraulici introdotti a giugno in base ai dati rilevati dall’Università

PESCARA – Il fiume Pescara può generare piene ben più elevate di quanto ritenuto finora, con portate di gran lunga superiori rispetto a quella che provocò la drammatica alluvione del 1992. È quanto emerge dallo studio realizzato dalla Facoltà di Ingegneria dell’Università dell’Aquila, commissionato dall’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale e predisposto per aggiornare in modo puntuale il quadro del rischio idraulico lungo l’asta fluviale. Il lavoro è finalizzato a definire le nuove portate di riferimento e a individuare, sulla base di dati aggiornati e verifiche di dettaglio, le aree effettivamente esposte alle piene, fornendo il supporto tecnico per la perimetrazione e i vincoli introdotti a giugno.

La ricognizione scientifica si basa su una modellazione idraulica estesa all’intero corso del Pescara, con l’analisi della morfologia dell’alveo, degli affluenti, degli ostacoli idraulici e delle opere già operative. Lo studio prende in considerazione anche le vasche di laminazione in costruzione a Manoppello, inserendo nel modello esclusivamente quelle oggi funzionanti; i ricercatori sottolineano che, una volta completato l’intero sistema, il miglioramento sarà comunque “lieve” e limitato alle sole aree immediatamente a valle.

Il documento aggiorna i valori delle piene di riferimento: la piena duecentenaria, ovvero l’evento di piena che ha una probabilità di verificarsi in media una volta ogni 200 anni, viene ora stimata in oltre 1.800 metri cubi al secondo, mentre la cinquecentenaria raggiunge 2.246 m³/s. Numeri sensibilmente più elevati rispetto alla piena del 1992, che con una portata di circa 1.100 m³/s provocò, nella città di Pescara, vittime e gravi danni: un confronto che evidenzia come, alla luce dei nuovi calcoli, eventi ben più intensi rientrino oggi tra gli scenari considerati possibili.

Dati che alimentano le critiche delle associazioni ambientaliste contro chi contesta i vincoli: il Forum H2O, richiamando lo studio, si scaglia contro le amministrazioni che tentano di eludere le limitazioni ricorrendo al Tribunale amministrativo, in particolare contro la nuova perimetrazione delle aree a rischio alluvione e le limitazioni agli interventi edilizi nelle zone esposte alle piene del Pescara. Il Forum parla di “ricostruzioni fantasiose e strumentali” e definisce il ricorso al TAR “un’irresponsabile operazione di distrazione da rischi concreti per la vita delle persone e per i danni alle cose”.

In una nota, Augusto De Sanctis osserva: “Vi è rimanere allibiti davanti ai ricorsi al TAR presentati da alcune amministrazioni pubbliche contro la nuova perimetrazione, fondati su cavilli e su ricostruzioni non aderenti alla realtà visto che l’autorità di Bacino si è basata su uno studio molto dettagliato e non generico come si vorrebbe far credere”.

Il Forum invita infine i Comuni a rendere pubblico il documento universitario sui propri siti istituzionali per informare correttamente la popolazione: “Gli amministratori pubblici, a partire da quelli del comune di Pescara dove è stato cementificato oltre il 50% del territorio comunale secondo i dati ufficiali ISPRA, non diffondano fandonie e leggano lo studio. Anzi, pubblichino lo studio dell’università sulle pagine web dei comuni e ne diano massima visibilità così da avvisare i cittadini e renderli consci dei rischi. Si sta giocando una partita fondamentale per la tutela della vita”.

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