L’intelligenza artificiale in corsia: da Chieti una recensione scientifica sulle cure dei tumori urologici

27 Agosto 2025
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Prostata, rene, vescica e testicolo: l’IA come “intelligenza aumentata” per diagnosi più accurate, terapie personalizzate e chirurgia robotica più sicura

CHIETI – L’intelligenza artificiale non sostituisce il medico, ma lo affianca. È questa la visione che emerge da una review pubblicata sulla rivista internazionale Research and Reports in Urology, firmata dal team della Clinica urologica dell’ospedale di Chieti in collaborazione con centri italiani ed europei. Un lavoro che fotografa lo stato dell’arte e le prospettive future dell’IA applicata alla cura dei tumori urologici: prostata, vescica, rene e testicolo. «L’analisi mette in luce come l’IA sia in grado di supportare radiologi e anatomopatologi nell’interpretazione di immagini e biopsie, migliorando l’identificazione precoce dei tumori» spiega il professor Luigi Schips, direttore della Clinica urologica teatina. «Allo stesso tempo, nuovi strumenti predittivi aiutano a personalizzare i trattamenti e stimare con maggiore accuratezza il recupero funzionale dopo un intervento chirurgico».

Uno dei campi più promettenti è quello della chirurgia robotica: algoritmi e sistemi di realtà aumentata permettono una maggiore precisione intraoperatoria e possono rivoluzionare la formazione dei chirurghi, riducendo i tempi di apprendimento delle tecniche più complesse. Ma l’IA non si ferma in sala operatoria. Chatbot clinici come Prosca offrono ai pazienti informazioni personalizzate e un dialogo più chiaro con i medici, riducendo ansia e incertezza. Allo stesso tempo, i large language model possono contribuire a migliorare l’alfabetizzazione sanitaria, se usati con le necessarie cautele.

Gli esempi concreti non mancano:

Prostata: accuratezza diagnostica paragonabile a quella degli specialisti, con vantaggi nella selezione dei pazienti per biopsia o sorveglianza attiva; modelli predittivi sul recupero della continenza dopo prostatectomia robotica.

Rene: reti neurali capaci di distinguere sottotipi tumorali con oltre il 97% di precisione e stimare il rischio di recidiva.

Vescica: supporto alla cistoscopia e alla stadiazione radiologica, fino all’analisi genomica per prevedere la risposta alle terapie intravescicali.

Testicolo: le prime evidenze indicano potenzialità nella stadiazione e nell’individuazione di fattori prognostici come l’invasione linfovascolare.

Accanto agli entusiasmi, gli autori richiamano però alla cautela: servono validazioni multicentriche su larga scala, standardizzazione dei dati e regole chiare su etica e privacy. Solo così l’intelligenza artificiale, intesa come “intelligenza aumentata”, potrà diventare un partner affidabile del medico, aprendo una nuova stagione nella cura dei tumori urologici.

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