A Torricella Peligna rifioriscono le “rose sacre”: biodiversità, memoria e spiritualità nel cuore della Maiella

3 Agosto 2025
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UN DETTAGLIO DELLA BIO CANTINA DI ORSOGNA PROMOTRICE DELL'INIZIATIVA

Un progetto della Bio Cantina Orsogna con il Parco della Maiella e la comunità del santuario della Madonna delle Rose

TORRICELLA PELIGNA – Un giardino fiorisce sulla rupe che domina la valle dell’Aventino, sul versante orientale della Maiella. È il Giardino delle rose dimenticate, che da alcuni giorni ospita nuove talee di rose “ancestrali” e “sacre”, varietà a cinque petali, identitarie dei siti di culto mariano del territorio abruzzese. Un gesto semplice ma profondamente simbolico, che intreccia botanica, spiritualità e memoria collettiva.

L’iniziativa si inserisce nel progetto di recupero e valorizzazione della biodiversità “Pe’ nin perde la sumente”, promosso dalla Bio Cantina Sociale Orsogna, in collaborazione con la Banca del germoplasma del Parco nazionale della Maiella, l’amministrazione comunale di Torricella Peligna guidata dal sindaco Carmine Ficca, e la comunità religiosa che custodisce il santuario rurale della Madonna delle Rose, luogo di fede e devozione profonda per gli abruzzesi.

La cerimonia di piantumazione, accompagnata dalla benedizione delle nuove talee e dalla celebrazione della Santa Messa, ha visto la partecipazione di rappresentanti istituzionali, tecnici e studiosi: Marco Di Santo, per il Parco nazionale della Maiella, Alessandro Pinto, vicepresidente della Bio Cantina, l’etnobotanico Aurelio Manzi e il botanico Antonio Di Renzo, insieme a don Charles Iruthayarai, parroco del santuario.

“È da tre anni che ci dedichiamo con passione a questo giardino, come parte integrante di un più ampio impegno per la salvaguardia della biodiversità vegetale, animale e culturale della Maiella Orientale”, ha dichiarato Pinto. “La messa a dimora di queste rose ha un significato profondo: custodire la diversità della vita significa anche preservare l’identità di un territorio e trasmettere alle nuove generazioni la bellezza che abbiamo ricevuto in dono”.

Una bellezza che, secondo Manzi, affonda le radici nella storia e nella spiritualità dei luoghi: “È la prima iniziativa del genere in Abruzzo. In futuro – ha anticipato – raccoglieremo altre rose sacre, legate a fatti miracolosi o alla tradizione devozionale, non solo in Abruzzo ma in tutta Italia. Vogliamo restituire visibilità e dignità a una flora spesso dimenticata ma portatrice di identità e memoria”.

La Bio Cantina Sociale Orsogna, realtà leader nella viticoltura biologica e biodinamica in Italia, con circa 300 soci e 1.500 ettari di vigneti, si conferma così non solo come impresa agricola d’eccellenza, ma anche come motore culturale e ambientale, capace di connettere saperi antichi e nuove sfide.

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