L’edificio, in piazza Duomo, è al centro di una procedura di acquisto da parte della Soprintendenza. Azione contesta la scelta: “Si sottraggono sedici locali al rilancio commerciale del centro storico”. Sottanelli presenta un’interrogazione al Ministro della Cultura per chiedere trasparenza su vincolo e finalità d’uso
L’AQUILA – Sedici vetrine nel cuore pulsante del centro storico rischiano di restare chiuse: serrande abbassate, spazi svuotati della loro funzione originaria per essere riconvertiti in depositi e uffici.
È il destino che attende Palazzo Federici, tra piazza Duomo e corso Vittorio Emanuele II, uno degli immobili commercialmente più rilevanti della città, che sta per essere acquistato per circa 6 milioni di euro dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per L’Aquila e Teramo.
L’operazione, ancora in fase di perfezionamento e attualmente oggetto di un ricorso, ha suscitato la ferma opposizione del deputato e segretario regionale di Azione, Giulio Cesare Sottanelli, affiancato dai consiglieri comunali Enrico Verini (Azione) e Gianni Padovani (99 L’Aquila). Secondo i tre esponenti dell’area civico-moderata, l’acquisizione dell’edificio da parte dello Stato – destinato a ospitare archivi e uffici della Soprintendenza – rappresenta “un colpo alla rinascita economica del centro storico”.
“Vogliamo solo capire – dichiara il parlamentare Sottanelli – come sia possibile che uno dei palazzi più importanti di piazza Duomo a L’Aquila, dal punto di vista commerciale, con ben sedici locali, debba diventare con una dubbia operazione immobiliare, un archivio della Soprintendenza, impedendo così potenziali progetti strategici di insediamento di prestigiose marche e firme nel cuore della città”.
Il vincolo sul palazzo è stato apposto dalla Soprintendenza solo al termine della ristrutturazione post-sismica, conferendo così all’ente il diritto di prelazione in caso di vendita da parte della famiglia Federici, proprietaria dell’immobile. Un diritto che è stato puntualmente esercitato, superando l’offerta di soggetti privati intenzionati ad acquistare l’edificio per mantenerne la destinazione commerciale, con la riapertura dei numerosi negozi al piano terra. La Soprintendenza, però, sembra avere altri piani: l’immobile sarà destinato ad archivio e sede di uffici.
Sottanelli ha pertanto annunciato la presentazione di un’interrogazione parlamentare rivolta al Ministro della Cultura, articolata in tre quesiti: con quale atto sia stata finanziata l’acquisizione coattiva in prelazione; quale destinazione d’uso si intenda attribuire all’immobile; e, nel caso in cui venga confermata la vocazione commerciale dei locali, con quali strumenti e tempi si intenda restituirli alla città tramite procedure pubbliche.
“Quella che ci attendiamo è una risposta scritta da parte del Ministro – ha chiarito l’onorevole Sottanelli – così da capire come vogliono utilizzare questo palazzo. Si tratta di un immobile strategico nella piazza più importante dell’Aquila, e pensare che lì magari possano andare degli archivi, oggettivamente non penso che sia opportuno”.
Dello stesso tenore le dichiarazioni del consigliere comunale Enrico Verini: “Questa città – ha detto – non ha bisogno di archivi, ma di attività e di vita. E abbiamo forti dubbi sulla procedura: quando i proprietari volevano vendere, la Soprintendenza ha posto un vincolo tardivo, ma prima il progetto di ristrutturazione post sisma era stato visionato dalla Soprintendenza, eppure il vincolo quella volta non era stato posto, eppure il palazzo sempre quello è. E si è fatto anche un danno ai proprietari – ha concluso Verini – perché senza vincolo hanno ricevuto un minor contributo per la ricostruzione”.
Sulla stessa linea il consigliere Gianni Padovani, che ha espresso forti perplessità sulla scelta della Soprintendenza, sottolineando le ricadute negative per la vitalità del centro cittadino:
“Se davvero si vuole far ripartire il centro storico, questa operazione va fermata. Altrimenti dobbiamo pensare che si voglia favorire solo lo spostamento del commercio verso la grande distribuzione in periferia”, ha aggiunto Gianni Padovani, che ha concluso: “La domanda di fondo che va posta è la seguente: si vuole davvero far ripartire il centro storico? Se la risposta è sì, allora non ha senso privare della destinazione commerciale ben 16 spazi a piazza Duomo, nel cuore della città. Oppure dobbiamo pensare che quello che interessa è solo moltiplicare centri commerciali e supermercati in periferia?”.
Anche Confcommercio – sottolineano i promotori della protesta – condivide le perplessità sull’operazione.