Vendemmia 2025, l’allarme della Cia: l’Abruzzo torna a produrre, ma il vino resta in cantina

21 Luglio 2025
1 minuto di lettura

Dopo due annate difficili, la produzione vitivinicola abruzzese si riprende, ma il mercato resta fermo: giacenze elevate, consumi stagnanti ed export in calo

CHIETI – Dopo due annate segnate da difficoltà climatiche e produttive, l’Abruzzo del vino sembra finalmente tirare un sospiro di sollievo. Le prime stime per la vendemmia 2025 parlano chiaro: rese regolari, condizioni agronomiche favorevoli e una produzione in netta ripresa. Ma l’ottimismo si ferma ai filari. Il vero nodo resta il mercato.

Secondo una nota diffusa dalla Cia Abruzzo (Confederazione Italiana Agricoltori), la situazione commerciale del vino regionale è tutt’altro che rosea. A pesare sono giacenze ancora molto elevate: oltre 2,2 milioni di ettolitri di vino, di cui gran parte Montepulciano, rimangono stoccati nelle cantine. Un quantitativo che equivale, di fatto, a un’intera annata produttiva. Numeri che sollevano interrogativi sulla sostenibilità economica dell’intero comparto vitivinicolo abruzzese.ù
Dal tavolo di confronto promosso dalla Cia con gli attori della filiera emerge un messaggio univoco: è necessario proseguire con le misure di autotutela adottate negli ultimi anni. Una strategia che, secondo l’associazione, ha dimostrato efficacia nel gestire l’equilibrio tra offerta e domanda, senza penalizzare le imprese.

Ma il mercato lancia segnali preoccupanti. I consumi interni non decollano, e anche l’export – tradizionale valvola di sfogo per il vino abruzzese – mostra un rallentamento. “Il problema oggi non è quanto produrremo, ma cosa succederà del vino prodotto”, ammonisce il presidente regionale della Cia, Nicola Sichetti. “Non possiamo permetterci di arrivare a settembre senza aver preso decisioni concrete”.


Tra le criticità sollevate dalla Cia c’è anche la gestione di due vitigni simbolo dell’enologia abruzzese. Il Pecorino Igt, cresciuto rapidamente in popolarità, continua a essere imbottigliato in parte fuori regione, con conseguente perdita di valore per il territorio. Ancora più preoccupante, secondo l’associazione, è il trend del Trebbiano, che negli ultimi dieci anni ha visto una forte contrazione produttiva, accompagnata da un’impennata dei prezzi.


Non tutto è ombra nel panorama vitivinicolo abruzzese. La Cia intravede una possibile via d’uscita nell’innovazione: la produzione di vini dealcolati, un segmento di mercato in espansione a livello globale. “Grazie a una cornice normativa più favorevole e a investimenti in tecnologia – si legge nella nota – l’Abruzzo può diventare protagonista in questo nuovo segmento, puntando su vini biologici dealcolati da vitigni autoctoni”.


Domenico Bomba, direttore della Cia Chieti-Pescara, elenca le urgenze operative: “Servono strumenti concreti: agevolazioni dirette e indirette per stimolare il consumo interno, promozione più efficace sui mercati esteri, regole semplificate per la gestione produttiva e una regia politica regionale stabile e lungimirante”.

Altro da

Non perdere