Abruzzo, un’altra stangata sui trasporti pubblici: la CGIL denuncia nuovi aumenti dal 1° luglio

27 Giugno 2025
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L’allarme è stato lanciato da CGIL e FILT CGIL dopo un rincaro del 38% già effettuato nel 2024: “Misura inaccettabile, colpite le fasce più deboli”

PESCARA – Dopo i pesanti rincari del 2024, per gli utenti del trasporto pubblico locale abruzzese è in arrivo un ulteriore aumento dei costi che scatterà a partire dal 1° luglio 2025 per gli abbonamenti degli autobus urbani ed extraurbani in tutte le province della regione. La decisione, presa dalla Regione Abruzzo, ha suscitato la ferma opposizione della CGIL Abruzzo Molise e della FILT CGIL Abruzzo Molise, che denunciano un provvedimento giudicato gravemente penalizzante per pendolari, studenti, lavoratori, pensionati e cittadini in generale.

Secondo la CGIL, la nuova ondata di rincari si innesta su una situazione già critica, dopo che nel 2024 i biglietti avevano registrato aumenti fino al 38%. A destare maggiore preoccupazione è l’assenza di miglioramenti nei servizi offerti, la mancata concertazione con le parti sociali e l’inesistenza di misure di protezione per le fasce più deboli della popolazione. La rete regionale del trasporto pubblico, che collega capoluoghi, comuni costieri e dell’entroterra, rappresenta spesso l’unico mezzo disponibile per raggiungere luoghi di lavoro, scuole, ospedali e altri servizi essenziali, specie nelle aree interne.

A peggiorare il quadro, viene sottolineata la perdurante esclusione della gran parte del territorio regionale dal sistema del biglietto unico, applicato da oltre vent’anni solo nell’area metropolitana Chieti-Pescara. Una disparità che, secondo i sindacati, penalizza soprattutto i cittadini residenti nei territori più fragili e meno serviti.

Di fronte a questo scenario, CGIL e FILT CGIL chiedono alla Regione di ritirare immediatamente il provvedimento, di estendere il biglietto unico all’intera regione e di introdurre agevolazioni tariffarie per le categorie sociali più coinvolte: studenti, disoccupati, pensionati e famiglie a basso reddito. Viene inoltre ribadita l’urgenza di aprire un confronto reale con sindacati, amministrazioni comunali e rappresentanze sociali, nel rispetto del principio che riconosce la mobilità come un diritto fondamentale.

L’organizzazione sindacale collega questa nuova misura a un più ampio contesto di scelte politiche ritenute penalizzanti per i cittadini: solo pochi mesi fa la Regione ha introdotto un aumento delle addizionali Irpef, aggravando ulteriormente il carico fiscale sui residenti.

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