Eolico offshore, Toto (Renexia): “Cambiare il Fer2 o si blocca la filiera. Servono 15 GW al 2040”

16 Maggio 2025
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Riccardo Toto, Direttore Generale di Renexia, avverte che il decreto Fer2 appena pubblicato, con soli 3,8 GW destinati all’eolico offshore in tre aste entro il 2028, è insufficiente per lo sviluppo industriale atteso e per il contributo al mix energetico nazionale. Propone modifiche essenziali, tra cui un target di almeno 15 GW al 2040, l’Autorizzazione Unica come requisito per le aste e l’obbligo di investimenti infrastrutturali in Italia per sbloccare una filiera stimata in 60 miliardi di euro e 10.000 posti di lavoro

PALERMO – Un appello urgente a modificare il decreto Fer2 per non compromettere lo sviluppo dell’eolico offshore in Italia e la nascita di una robusta filiera industriale nazionale. È quanto ha dichiarato Riccardo Toto, Direttore Generale di Renexia, società del gruppo abruzzese Toto specializzata in rinnovabili, intervenendo oggi, 16 maggio, a un convegno a Palermo.

Secondo Toto, il decreto Fer2, appena pubblicato, “rischia di bloccare l’avvio della filiera” dell’eolico galleggiante. “Prevedere un contingente da qui al 2028 di soli 3,8GW, riservato all’off-shore in tre aste,” ha spiegato il manager, “realisticamente non potrà consentire lo sviluppo industriale auspicato né il giusto apporto di energia eolica offshore per incrementare l’energy mix, come previsto dal Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec)”.

Per Renexia, la strada da percorrere è un’altra: “Per consentire la crescita di una vera filiera industriale specializzata si dovrebbe ragionare in funzione di almeno 15 GW di contingente energetico al 2040, con un obiettivo intermedio al 2030 di almeno 8-10 GW”. Un potenziale, quello dell’eolico offshore galleggiante al largo delle coste italiane, ritenuto significativo.

Tra le modifiche “essenziali” al decreto, Toto ha sottolineato la necessità di “prevedere che il requisito di accesso per gli operatori a tali aste sia l’ottenimento dell’Autorizzazione Unica e non il solo parere positivo della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA)”. Questo perché, ha argomentato, “le regole attuali non garantiscono che i soggetti che vincono le aste con la sola VIA poi ottengano l’Autorizzazione Unica che dipende anche dai territori”.

Un altro punto cruciale riguarda la tempistica degli allacci alla rete e i costi per i consumatori. “Riteniamo che le aste debbano prevedere l’allaccio alla rete elettrica a partire dal 2031,” ha proposto Toto, “anno in cui si esauriranno gli oneri in bolletta che oggi tutti gli italiani pagano per le rinnovabili del passato, una cifra che si aggira in media sui 60 euro annui a famiglia”. Il costo stimato per i nuovi impianti di eolico offshore floating, invece, sarebbe “inferiore ai 6 euro annui a famiglia”, a fronte della creazione di una filiera industriale italiana dal giro d’affari potenziale di 60 miliardi di euro e capace di generare “almeno 10mila nuovi posti di lavoro”.

Il manager ha inoltre evidenziato l’importanza di “prevedere l’obbligo da parte del proponente del progetto di eolico offshore floating di effettuare investimenti in Italia, includendo quelli infrastrutturali”. In questa direzione si muove Renexia che, con un partner industriale internazionale, pianifica la realizzazione di una fabbrica nel Sud Italia per turbine, pale e torri, con una ricaduta occupazionale stimata in quasi 3.000 persone.

L’esperienza maturata da Renexia con la controllata US Wind sulla costa orientale degli Stati Uniti, basata su eco-compatibilità e condivisione con le comunità, e il progetto MedWind al largo di Trapani, sono al centro di un dialogo con istituzioni regionali, nazionali e sindacali. L’obiettivo, ha concluso Toto, è “sottolineare al Governo la necessità che tale decreto venga modificato per sbloccare ingenti investimenti che guardano al futuro del Paese”, inclusi quelli a sostegno delle marinerie, come la Fondazione da 180 milioni che Renexia sta costituendo.

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