Rinnovabili, il Tar del Lazio annulla in parte il decreto: Abruzzo dovrà riscrivere la legge sulle aree idonee

14 Maggio 2025
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I giudici hanno censurato in varie parti sostanziali il decreto con cui lo Stato assegnava alle regioni la pianificazione delle aree idonee e non idonee dove localizzare gli impianti per la produzione di energia rinnovabile. Forum H2O: “Ci dobbiamo aspettare pale eoliche alla Camosciara o pannelli solari a Campo Imperatore?”

ROMA – La legge regionale per l’individuazione delle aree idonee e non idonee alla installazione di impianti a fonti rinnovabili dovrà essere riscritta. Secondo i giudici del Tar Lazio, infatti, il decreto ministeriale del 21 giugno 2024, pensato per rendere più veloce e trasparente la transizione energetica, va annullato parzialmente e, di conseguenza, il Ministero dovrà rieditare i criteri per l’individuazione delle aree.

Per il Tar, il decreto presenta gravi lacune che compromettono la certezza del diritto condizionando negativamente gli investimenti delle società che hanno proposto gli impianti.

Uno dei punti più critici riguarda l’assenza di norme transitorie per tutelare le procedure di autorizzazione in corso al momento della pubblicazione delle leggi regionali. Il decreto si era limitato a lasciare alle Regioni la possibilità – ma non l’obbligo – di considerare ancora valide le aree già individuate come idonee secondo la normativa precedente. Una scelta che, per il Tar, ha creato incertezza giuridica per imprese e operatori del settore. Per questo i giudici hanno annullato due commi dell’articolo 7 del decreto, imponendo al Ministero l’inserimento, entro 60 giorni, di una disposizione di salvaguardia.

Ma la sentenza evidenzia anche un’altra mancanza, forse ancora più grave: l’assenza, nel decreto ministeriale, di criteri tecnici oggettivi che aiutino le Regioni a individuare con chiarezza le aree idonee e non idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili. Nel provvedimento, infatti, non si fa riferimento a parametri legati alla tipologia di fonte rinnovabile (ad esempio solare, eolico, biomasse), alla dimensione degli impianti, né alla concentrazione di progetti nella stessa area. Mancano inoltre indicazioni su come valutare l’impatto ambientale in contesti delicati, come i siti della Rete Natura 2000, le aree protette o quelle soggette a dissesto idrogeologico. Ora il Ministero dovrà correggere il decreto per garantire regole chiare e definire i criteri oggettivi ed omogenei.

In una nota, il Forum ambientalista H2O spiega: “In mancanza di criteri chiari la pianificazione si trasforma in discrezionalità, con il rischio di aprire la strada a progetti incoerenti o impattanti, anche nei luoghi più fragili dal punto di vista ambientale”.

Proprio su questo, però, la sentenza solleva anche dubbi interpretativi: secondo i giudici, le aree “non idonee” o “incompatibili” non vanno considerate automaticamente vietate. Gli impianti possono comunque essere proposti, anche se con maggiori probabilità di bocciatura. Un’interpretazione che ha sollevato forti critiche da parte degli ambientalisti:

“A questo punto – attacca il Forum – vacilla anche il senso della lingua italiana. Ci dobbiamo aspettare pale eoliche alla Camosciara o pannelli solari a Campo Imperatore?”

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