Ad Abruzzo Speciale l’imprenditore che da Londra torna in Abruzzo: “Qui puoi vivere una vita soddisfacente senza ammalarti di stress”
PESCARA – Da gennaio 2020, poco prima dell’esplosione della pandemia da Covid-19, milioni di europei di tutte le età avevano già iniziato a preoccuparsi delle conseguenze della tanto odiata Brexit. L’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea e la conseguente fine di libertà di movimento ha significato un cambiamento radicale nelle vite di miriadi di giovani lavoratori, studenti e famiglie.
Ad essere colpiti dalle ripercussioni dei litigi tra Bruxelles e Londra, seguite ai risultati dell’impopolare referendum britannico, anche tantissimi abruzzesi che in Gran Bretagna avevano progettato una vita intera.
All’alba di un accenno di riapertura delle frontiere grazie alla paventata opportunità di instaurazione di uno schema per la mobilità giovanile tra l’UE e l’isola di Re Carlo III, Abruzzo Speciale ha preso per voi un tè con un giovanissimo imprenditore abruzzese che dopo quattordici anni passati a lavorare nella ‘City’ si sta ritrasferendo a Pescara, Alessio Capacchietti.
“Tornare a Pescara la scorsa estate è stato come rientrare nella ‘comfort zone’: mi sono riabituato a vedere più spesso i miei genitori, mia sorella e i miei nipoti, per non parlare del cibo buono e delle distanze a misura d’uomo. Qui puoi vivere una vita soddisfacente senza ammalarti di stress”, ha detto ai microfoni di Abruzzo Speciale il trentaquattrenne Capacchietti.
Ristorazione di lusso, consulente finanziario, gestore e co-proprietario di quello che è stato per tre anni il locale di street food abruzzese più frequentato di Londra, ‘Orfeo Camden Town’. Almeno fino alla sua chiusura, avvenuta a dicembre 2024.
“Ho la pagina Instagram intasata di messaggi di persone che chiedono quando riapriremo – anticipa ad Abruzzo Speciale Alessio – quindi l’intenzione è quella di riaprire entro quest’inverno un nuovo locale abruzzese a Londra”.
E racconta orgoglioso il giovane imprenditore: “Con lo street food abruzzese a Camden Town abbiamo rivoluzionato il viaggio dei nostri conterranei a Londra. Ci chiamavano ‘Il tempio d’Abruzzo’: tutti gli abruzzesi passavano da noi a Candem. Ogni fine settimana era come un raduno. La domenica c’era fumo di arrosticini per tutta Camden, c’era la nebbia!”.


Olio di Collecorvino, Genziana e Ratafià di Iannamico, arrosticini di Special Carni di Ripa Teatina, Montepulciano, Cerasuolo e Trebbiano erano i prodotti abruzzesi che Capacchietti importava e promuoveva maggiormente oltremanica, insieme all’ospitalità che caratterizza la nostra regione.
“Nella ripresa del Covid ho fatto il massimo per far crescere ‘Orfeo Camden Town’. Abbiamo fatto di tutto per far conoscere gli arrosticini, i prodotti che importavamo, l’olio abruzzese – e aggiunge Alessio – Avevamo creato una vera e propria community. A chiunque servisse qualcosa, veniva detto: ‘passa da Alessio, che saprà consigliarti’. Eravamo diventati una sorta di info point. Alcuni viaggiatori dall’Abruzzo magari passavano per chiederci consigli su cosa fare quella sera a Londra, e nel frattempo prendevano un po’ di arrosticini”.
Nell’ultimo anno, tuttavia, “era diventato insostenibile – confessa l’imprenditore – i rincari, l’affitto, l’inflazione… E poi sono impazzito perché non si trovava il personale. Il fatto che la Brexit abbia tagliato fuori tutti gli italiani e tutti gli europei che venivano a lavorare nel Regno Unito, è stato una tragedia… Avevo una marea di richieste di ragazzi che venivano a portarmi il curriculum e poi dovevano andare via perché non gli veniva rilasciato il ‘pre-settled status’, ovvero il permesso di soggiorno previsto per chi viveva e lavorava in Gran Bretagna prima del 2021, o un permesso di lavoro temporaneo. Quindi dovevo stremare quei pochi che lavoravano con me e in più dovevo fare doppi turni io: era diventato sfiancante”.
Arrivato a Londra a soli 20 anni e senza neanche sapere una parola d’inglese, Alessio è figlio di una generazione che ha avuto la possibilità di crescere proprio grazie all’abbattimento dei confini tra i paesi europei, compreso il Regno Unito.
“Quattordici anni fa sono partito per una città che non avevo neanche mai visto in fotografia – racconta ad Abruzzo Speciale Alessio – Quello che mi ha spinto ad andare via da Pescara non è stato il lavoro, perché vengo da una famiglia di imprenditori. Sono partito perché volevo costruire qualcosa di mio, con le mie forze. Sono partito con pochi soldi, perché non ho avuto l’appoggio di mio padre, e neanche l’ho cercato. E adesso sento di aver vissuto uno dei grandi cambiamenti di Londra”.
Nonostante le difficoltà che un ragazzo appena maggiorenne possa incontrare in una metropoli estera, di cui neanche parla la lingua, la storia di Capacchietti è il tipico ‘viaggio di formazione europeo’ ben riuscito, dove per ‘viaggio di formazione’ non si intende necessariamente un periodo di studio, ma l’insieme di esperienze formative che la vita mette di fronte all’individuo.
“Ho iniziato come lavapiatti in un ristorante siciliano – ricorda Alessio – poi, grazie al pizzaiolo, prima ho imparato a fare le pizze, poi sono diventato responsabile di cucina e infine dell’intero ristorante quando mi hanno messo in sala. A Londra ho imparato anche a fare il cameriere, che in Italia non l’avevo mai fatto. Poi sono passato per compagnie come Caffè Nero e successivamente alla ristorazione di lusso. Annabel’s in particolare mi ha cambiato la vita. Lì ho avuto modo di vedere un mondo riservato a pochi.
Ho servito Drake, parlato con Elton John in ascensore, mentre lo accompagnavo al piano. Sono stato a contatto con Valentino e Giorgio Armani, contenti di essere serviti da un italiano… È stata una bella esperienza. Ho toccato con mano che nel mondo c’è tanta gente che non è conosciuta ma può permettersi un pranzo da 25mila sterline”.
A colpire di più Capacchieti durante i suoi viaggi di ritorno in Italia, in particolare dalla famiglia a Pescara, è stata la facilità con cui in Italia si riesce ancora a godere di una qualità della vita altissima senza essere completamente schiavi dei soldi e di una logica del lavoro estremista.
“Quando sono tornato qui mi sono reso conto che puoi permetterti di lavorare di meno e vivere meglio – sostiene Alessio – Anche con uno stipendio relativamente basso, puoi permetterti di andare a mangiare fuori, andare al cinema, avere una casa, avere la macchina… Poi c’è il sole, non piove tutti i santi giorni! Non hai la pressione di dover lavorare per forza fino allo stremo. Nessuno è così ambizioso, e alla fine è anche quello un problema. Da una parte è frustrante, perché ti rendi conto che qui sono tutti preparati per far grandi cose, ma nessuno le vuole fare”.
E aggiunge Capacchietti: “Poi vai a Londra e vedi che persone provenienti da altri paesi, spesso al di fuori dell’Unione Europea, con solo un minimo di conoscenze qualche titolo, arrivano a prendere lavori in banca. Loro hanno sicuramente più grinta, anche perché a Londra non puoi permetterti di non averla”.
Carico dell’esperienza ‘british’, Alessio sta già predisponendo la prossima apertura di un nuovo locale, ‘pizzetteria’ e arrosticini, a Montesilvano. “Il mio sogno era di aprire una pizzeria dove si vedesse il mare – spiega ad Abruzzo Speciale Capacchietti – e questo a Montesilvano è perfetto”.