La Fadoi, Federazione dei medici internisti ospedalieri, denuncia gravi carenze di organico e oltre il 70% dei reparti di medicina interna in condizioni di overbooking. Individua nella scarsa prevenzione e nell’inefficienza della rete territoriale le cause della crisi strutturale. Intanto l’Ugl critica duramente la gestione delle Asl, chiedendo la rimozione dei vertici aziendali e interventi urgenti per avviare una riforma concreta dell’offerta sanitaria
PESCARA – Tra reparti in overbooking, carenza cronica di personale e ricoveri evitabili, la sanità abruzzese appare alle prese con una crisi strutturale sempre più profonda. A confermare la gravità del quadro è una recente indagine della Fadoi, la Federazione dei medici internisti ospedalieri, condotta tra marzo e aprile in tutti i reparti di medicina interna della regione: ben il 71% è in overbooking, l’85% denuncia gravi carenze di organico e circa un ricovero su quattro sarebbe evitabile con una migliore organizzazione della rete territoriale e una maggiore attenzione alla prevenzione. In altre parole, si evidenziano importanti criticità su due delle tre aree dell’assistenza sulle quali si misurano gli standard essenziali di cura che ogni assistito ha diritto a ricevere dallo Stato, gratuitamente o pagando il ticket se dovuto.
Le Medicine Interne – che accolgono quasi la metà dei ricoverati, perlopiù anziani e cronici – risultano ormai al limite. Nessuna delle unità operative abruzzesi ha un tasso di utilizzo dei letti inferiore al 70%. Il 71% dei reparti supera addirittura il 100% di occupazione: significa pazienti sistemati su lettighe in corridoio, con un solo separé a garantire la privacy.
“Con il “perenne sovraffollamento, che si somma a una situazione di carenza cronica di personale – spiega la presidente regionale Fadoi, Angela Falco – la ricaduta negativa sulla qualità dell’assistenza è inevitabile. Al sovraffollamento – osserva – contribuiscono sia gli accessi inappropriati al Pronto Soccorso sia il prolungamento dei tempi di degenza dei pazienti dimissibili per difficoltà delle famiglie nel farsene carico”
E mentre gli ospedali continuano ad annaspare, sul fronte sindacale monta la protesta. Il segretario regionale dell’Ugl Abruzzo, Stefano Matteucci, attacca duramente la gestione delle Asl regionali, chiedendo l’azzeramento dei vertici:
“Le direzioni delle Asl abruzzesi vere responsabili del tracollo dell’offerta sanitaria ai cittadini – dichiara in una nota -. Non è più accettabile trincerarsi dietro l’alibi dell’aumento dei costi strutturali. È invece urgente avviare una valutazione rigorosa dell’operato dei direttori generali, che con una gestione priva di programmazione e visione hanno portato le aziende sanitarie in una situazione di totale deriva”.
Pur riconoscendo l’impegno della Regione per una redistribuzione più equa dei fondi del Servizio sanitario nazionale, l’Ugl denuncia l’assenza di ricadute concrete sull’assistenza.
“È ormai evidente, come emerge da dati attendibili – sottolinea – come l’aumento della spesa sanitaria non abbia prodotto alcun beneficio concreto per i cittadini. Nessuna reale riduzione delle liste d’attesa, nessun potenziamento dei servizi, ma solo un incremento disordinato della spesa pubblica, privo di trasparenza e di riscontro effettivo sull’utilizzo delle risorse”.
Secondo Matteucci, la gestione delle aziende sanitarie regionali è allo sbando:
“Le Asl regionali continuano a navigare a vista, tra improvvisazione e annunci roboanti privi di riscontro nei fatti e nella quotidianità dei cittadini. Chiediamo pertanto, con forza, la rimozione degli attuali vertici aziendali e la nomina di dirigenti in grado di far invertire la rotta per avviare una riforma strutturale e concreta dell’offerta sanitaria regionale, sotto la guida vincolante del Dipartimento Sanità”.
Il sindacato chiede anche verifiche ispettive nelle singole Asl e segnala il deterioramento dell’Assistenza Domiciliare Integrata (Adi), colpita da un regresso sul piano organizzativo e gestionale:
“Al danno si aggiunge la beffa”, osserva Matteucci: “un servizio fino a ieri considerato d’eccellenza – dichiara – è stato ridimensionato, colpendo soprattutto una categoria fragile come quella degli anziani. Tutto ciò contribuirà inevitabilmente a congestionare i pronto soccorso, già messi a dura prova da un’utenza sempre più disorientata, che non trova risposte adeguate nella rete dei servizi territoriali”.
“La misura è colma – conclude Matteucci – servono ora responsabilità, competenze e scelte coraggiose”.