Le dichiarazioni di Yaeesh, rinviato a giudizio per terrorismo: “Mi oppongo all’essere processato in Italia”

3 Marzo 2025
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Anan Yaeesh

Rinviato a giudizio per terrorismo, il 37enne Yaeesh dichiara nella sua lingua madre al giudice: “Mi oppongo all’essere processato in Italia”

L’AQUILA – “Ho chiesto alla Corte di Appello e al Procuratore generale di non consegnare i contenuti dei miei telefoni cellulari agli israeliani, in quanto contenevano informazioni riservate che detenevo in qualità di resistente palestinese, di comandante partigiano. Mi è stato risposto che ciò non sarebbe accaduto. Tuttavia, sono rimasto sorpreso nel sapere che ad aprile scorso tutte le informazioni contenute nei miei cellulari sono state passate agli israeliani”. 

Queste sono le parole pronunciate da Anan Yaeesh, il 37enne palestinese rinviato a giudizio per terrorismo, il 26 febbraio scorso di fronte al Gup Guendalina Buccella, in occasione dell’udienza tenutasi presso il Tribunale dell’Aquila. Al termine della seduta, Yaeesh, Ali Irar e Mansour Doghmosh sono stati rinviati a giudizio.

“Mi oppongo all’essere processato in Italia – ha proferito Yaeesh nella stessa occasione – in quanto sono palestinese e non ho commesso alcun reato né in Italia né in qualsiasi altro Paese”.

Yaeesh, lo ricordiamo, è stato arrestato con l’accusa di terrorismo a fine gennaio 2024 a L’Aquila, dove viveva dal 2017. Tra le imputazioni, quella di avere finanziato un gruppo armato del campo profughi di Tulkarem, noto come “Tulkarem Brigade”. Fermati insieme a lui anche Ali Irar e Mansour Doghmosh.

L’uomo ha espresso delle esternazioni spontanee nella propria lingua appellandosi all’ex articolo 421 del codice di procedura penale. Successivamente, le dichiarazioni sono state riprese e tradotte da alcuni comitati spontanei pro-Palestina e confermate dall’avvocato difensore Flavio Rossi Albertini.

Nel corso dell’udienza, l’imputato ha accusato le autorità italiane “di aver violato la sua sicurezza consegnando informazioni riservate ai servizi israeliani”.

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