La soluzione per la nuova scuola che ospiterà il Delfico sembra essere il Pascal Forti

12 Dicembre 2024
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Nell’area di fronte all’istituto si potrebbe realizzare il convitto e in un’area adiacente la struttura per elementari e medie

TERAMO – Durante l’incontro che si è svolto questa mattina in Provincia, il presidente Camillo D’Angelo, insieme alle presidi, ai rappresentanti dei genitori e degli studenti, ha discusso le possibili soluzioni per affrontare l’emergenza legata alla situazione del Convitto Nazionale e delle scuole annesse al Delfico di Teramo. In attesa della pronuncia della Cassazione e dell’ambito anche se lontano dissequestro dell’edificio, una proposta concreta per la nuova scuola sembra orientarsi verso l’utilizzo dell’area dell’istituto Pascal Forti.

Secondo quanto emerso, alcune aule del Pascal Forti potranno essere recuperate a seguito dello spostamento degli studenti dell’Istituto Comprensivo Teramo 5, consentendo così di mantenere parte delle attività scolastiche del Delfico in un unico sito. Inoltre, è stato ipotizzato di realizzare il nuovo convitto davanti all’attuale struttura del Pascal Forti. Questo edificio sarebbe dotato di camere a norma, lavanderia, cucina e refettorio. Anche le scuole elementari e medie potrebbero essere costruite in una zona adiacente al convitto. La soluzione rappresenterebbe un intervento temporaneo per evitare lo smembramento definitivo dell’istituto, limitando le nuove costruzioni ai soli edifici del convitto e delle scuole elementari e medie.

Se il dissequestro dovesse avvenire, l’intenzione resta quella di far rientrare studenti e personale nella storica sede del Delfico. Tuttavia, tra le opzioni sul tavolo, il progetto per la sede del Pascal Forti appare quello più concretamente avanzato. Sul fronte dei lavori necessari al Delfico, D’Angelo ha spiegato che si sta valutando la possibilità di suddividere l’intervento in tre lotti. Tuttavia, questa scelta potrebbe complicarsi a causa delle problematiche legate agli impianti. Un’alternativa presa in considerazione è quella di raddoppiare i turni di lavoro, ipotesi che consentirebbe di ridurre la durata complessiva degli interventi da quattro a due anni.

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