Corropoli, ammanchi alle Poste per oltre mezzo milione: a processo la consigliera comunale Di Matteo e l’ex collega dell’ufficio Giosia

24 Settembre 2025
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Si è tenuta questa mattina l’udienza preliminare al Tribunale di Teramo: il giudice ha disposto per la consigliera comunale il rito abbreviato e il processo ordinario per l’altra imputata

TERAMO – Un ammanco da oltre mezzo milione di euro è al centro dell’udienza preliminare che si è svolta oggi al Tribunale di Teramo davanti al Gup Roberto Veneziano. Sul banco degli imputati due ex dipendenti dell’ufficio di Poste Italiane di Corropoli: Manuela Di Matteo, consigliera comunale, che risulterebbe essere la figura con il ruolo più rilevante, e Sabrina Giosia. L’accusa è di aver messo in atto, tra il 2015 e il 2024, operazioni mirate a svuotare il conto di un risparmiatore. Proprio dalla denuncia di quest’ultimo sarebbero emersi anche altri casi di ammanchi segnalati da diversi correntisti.

La Procura aveva chiesto il rinvio a giudizio. Di Matteo sarà giudicata il 4 dicembre con rito abbreviato: il pm Laura Colica le contesta un ammanco di 550mila euro e i reati di peculato aggravato, truffa, sostituzione di persona e autoriciclaggio aggravato. Giudizio ordinario invece per Giosia, la cui udienza è fissata al 27 novembre, con un unico capo di imputazione relativo a circa 20mila euro. Le accuse restano naturalmente da dimostrare. Le difese sono affidate all’avvocato Gianfranco Di Marcello per Di Matteo e agli avvocati Danilo Consorti e Guglielmo Marconi per Giosia.

Oltre alla vittima che ha dato origine all’inchiesta, rappresentata dall’avvocato Gennaro Lettieri, si è costituita parte civile anche Poste Italiane, assistita dall’avvocato Nunzia De Ceglia. L’azienda ha diffuso una nota precisando di aver avviato verifiche interne attraverso la struttura di Fraud Management, individuando le operazioni sospette e collaborando sin dall’inizio con le autorità. A conclusione dei procedimenti disciplinari Poste ha licenziato senza preavviso una delle dipendenti e applicato all’altra la massima sanzione conservativa, ribadendo di voler risarcire comunque i clienti danneggiati.

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