Le attività commerciali del centro città stasera spegneranno le vetrine dopo la chiusura in segno di protesta. Intanto il sindaco Masci raccoglie la richiesta delle associazioni di categoria e convoca un tavolo di confronto per oggi
PESCARA – Arrivano i primi sviluppi dopo la riunione di ieri pomeriggio tra le varie sigle del commercio e dell’artigianato pescarese in cui si è deciso di procedere con lo spegnimento delle vetrine dei negozi questa sera come protesta contro l’aumento della sosta a pagamento. Il sindaco di Pescara, Carlo Masci, ha infatti convocato un tavolo per oggi alle 13 con CNA, Confesercenti, Confcommercio e Confartigianato: tra le varie ipotesi, potrebbe essere discusso lo slittamento dell’entrata in vigore del provvedimento.
Una decisione presa probabilmente raccogliendo la richiesta di commercianti a artigiani del capoluogo adriatico di discutere insieme del provvedimento che introduce rincari nelle aree di parcheggio a pagamento – in alcune zone arrivano fino al 60%, con la sosta giornaliera che passa da 2,50 a 4 euro, l’abbonamento mensile che sale da 38 a 45 euro e aumenti anche per la sosta notturna – deciso senza confronti con le associazioni di categoria e che i negozianti del cosiddetto Centro Commerciale Naturale percepiscono come un tiro mancino.
Questa sera, infatti, subito dopo la chiusura il programma della protesta simbolica prevede che Corso Vittorio Emanuele e Corso Umberto si spengano, lasciando al buio le vetrine di decine di negozi. Quanti risponderanno alla chiamata non è ancora possibile determinarlo. È tutt’ora in corso il tam-tam per coinvolgere il maggior numero di insegne, che ha raggiunto anche alcuni negozi delle periferie – pur non toccati dai rincari – solidali alla situazione vissuta dai colleghi del centro.
Nelle vie del centro cittadino insistono attività di lungo corso che proprio in virtù di questo vogliono far sentire la propria voce, attraverso un segnale forte che comunichi come senza interventi a favore dell’accessibilità al centro – gravato anche da lavori pubblici necessari ma lunghi –, non solo le luci dei negozi ma l’economia cittadina rischia di affievolirsi.