Il direttore generale replica alla protesta della Fimmg: “Applicare le norme è un obbligo, non una scelta. Dialogo sempre possibile, ma non davanti alle telecamere”
CHIETI – Un’aggressione “a freddo”, inscenata senza che vi fosse stato un confronto preliminare. Così il direttore generale della Asl Lanciano Vasto Chieti, Mauro Palmieri, definisce la protesta messa in campo dalla Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), che nei giorni scorsi ha denunciato presunte “vessazioni” da parte degli uffici aziendali preposti ai rapporti con i professionisti dell’assistenza primaria. “Non mi risulta la pressione a cui i medici si dicono sottoposti – sottolinea –. Se la normale e doverosa attività di vigilanza sull’appropriatezza prescrittiva viene vissuta come vessatoria, allora vuol dire che non è chiaro, o non si vuole comprendere, il senso della nostra azione e gli obblighi di legge che la ispirano. Applicare le norme non è una colpa, né una scelta: è nostro dovere”.
Il direttore generale ribadisce come i controlli abbiano l’unico obiettivo di garantire un uso corretto delle risorse pubbliche: “Richiamiamo i professionisti ai criteri dell’appropriatezza, sia nella prescrizione di farmaci che di prestazioni, senza volerli offendere. In tempi di magra, spendere bene non significa tagliare, ma assicurare ai pazienti ciò di cui hanno davvero bisogno”.
Palmieri ammette che eventuali “eccessi di zelo” da parte degli uffici avrebbero potuto essere affrontati nel merito, ma rimprovera alla Fimmg di non aver scelto la via del confronto: “Se solo lo avessero chiesto, avremmo potuto parlarne. È quanto ho ribadito anche stamattina nella riunione del Comitato aziendale di medicina generale. I nostri controlli non sono contro i professionisti, ma a vantaggio dei cittadini”.
Il dg, infine, rivendica il proprio stile di gestione, aperto al dialogo ma critico verso le modalità adottate dalla federazione: “La Fimmg ha preferito la protesta plateale davanti alle telecamere. Rispetto la scelta, ma non aiuta: non serve a chiarirsi né a costruire percorsi comuni. Io resto disponibile al confronto, le divergenze non mi spaventano, ma questa non è la strada giusta per cercarlo”.