Dionisio chiarisce: il trasferimento a Sant’Atto non è una scelta estemporanea, ma una decisione necessaria, suffragata da dati tecnici ed economici. Oltre 500mila euro già investiti, attività di trasloco quasi completate e rischio concreto di perdere i 6,7 milioni stanziati per la ricostruzione
TERAMO – “Il trasferimento provvisorio del distretto Arpa di Teramo a Sant’Atto non è una decisione estemporanea né reversibile: è una scelta obbligata, dettata da ragioni tecniche, economiche e amministrative”.
Così il direttore generale dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa), Maurizio Dionisio, chiarisce la posizione dell’Agenzia in merito al trasferimento provvisorio del distretto provinciale di Teramo, attualmente ubicato nell’ex Palazzo della Sanità, in piazza Martiri Pennesi.
In un’intervista all’ANSA, Dionisio parla di una decisione “presa con senso di responsabilità e nel pieno rispetto delle normative, dei lavoratori e dell’interesse pubblico. La sede attuale, pur formalmente agibile – spiega – presenta carenze infrastrutturali: gli impianti, vecchi e logori, sono da adeguare, le canalizzazioni sono obsolete e le condizioni strutturali e logistiche risultano del tutto inadatte a ospitare strumentazioni complesse e sensibili o a garantire la continuità delle attività laboratoristiche. È vero, in passato si è lavorato in quelle condizioni, ma oggi, con l’avvio della ricostruzione e la disponibilità di fondi mirati, sarebbe da irresponsabili non cogliere l’opportunità di un trasferimento che assicuri sicurezza, efficienza ed efficacia delle complesse attività svolte da Arpa”.
Dionisio interviene con dati precisi, a conferma del percorso compiuto finora: oltre 500mila euro già spesi per il trasferimento a Sant’Atto, con l’80% del materiale tecnico-scientifico già movimentato e sette cappe chimiche su dieci smontate e pronte per essere reinstallate nella nuova sede. Una valutazione supportata anche da un’analisi economica dettagliata:
“La sostenibilità della sede di Sant’Atto – evidenzia il direttore – non si limita al risparmio sul canone annuo rispetto alla vecchia sede di piazza Martiri. La relazione tecnica parla chiaro: per rendere nuovamente operativa e conforme alle normative l’attuale sede servirebbero oltre 724.000 euro (oltre Iva), tra lavori urgenti, adeguamenti impiantistici, ripristini e interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria. La sede di Sant’Atto, invece, già predisposta per accogliere le attività dell’Agenzia, ha un costo complessivo stimato in 588.160 euro per quattro anni, con l’80% delle attività già completate e contratti regolarmente in corso. Tornare indietro non è tecnicamente né economicamente sostenibile: significherebbe causare un danno erariale e rischiare di perdere risorse fondamentali già stanziate per la ricostruzione”.
“Un passo indietro oggi comporterebbe costi aggiuntivi per almeno 700mila euro, tra penali, smontaggi, trasporti, nuove installazioni e adeguamento degli impianti. Ma soprattutto, metterebbe a rischio l’intero finanziamento da 6,7 milioni di euro già stanziato dall’Ufficio Speciale per la Ricostruzione. Una marcia indietro simile – avverte Dionisio – comporterebbe, peraltro, gravi responsabilità per danno erariale”.
Poi un riferimento alle dinamiche interne: “Il personale del distretto ha affrontato con serietà e collaborazione questa fase delicata – osserva il direttore – La stragrande maggioranza ha dato un contributo fondamentale, imballando oltre 700 scatoloni di materiale. Solo una ristretta minoranza continua a ostacolare il processo, anteponendo interessi personali al bene dell’Agenzia. Sant’Atto non è un traguardo, ma una tappa fondamentale – aggiunge – Chi oggi contesta lo fa ignorando evidenze tecniche, atti amministrativi e doveri pubblici, anteponendo logiche individuali al bene e all’interesse collettivo. Noi proseguiamo nel rispetto delle regole, con l’unico obiettivo di assicurare ai cittadini un servizio di tutela ambientale moderno, sicuro ed efficiente”.
Infine, un messaggio anche sul piano dell’autonomia dell’Agenzia: “Arpa Abruzzo è un ente pubblico dotato di autonomia giuridica e amministrativa. Per questo motivo, pur ascoltando con rispetto ogni voce – conclude Dionisio – non consentirò che soggetti terzi interferiscano nelle scelte di alta amministrazione che competono esclusivamente alla direzione generale”