Ponte Ancaranese, al via i lavori di messa in sicurezza: tornerà a svolgere la sua funzione strategica in attesa del nuovo viadotto

14 Novembre 2025
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Avviato l’intervento da 1,5 milioni di euro che collegherà nuovamente Marche e Abruzzo. Castelli: “Opera strategica per il territorio, completamento previsto entro i primi mesi del 2026”

ASCOLI PICENO – Dopo mesi di chiusure e disagi, il ponte Ancaranese si prepara a tornare pienamente operativo. Sono infatti partiti il 13 novembre i lavori di messa in sicurezza dell’infrastruttura, passaggio strategico tra Marche e Abruzzo che collega i comuni di Ascoli Piceno, Castel di Lama e Ancarano. L’intervento consentirà la riapertura temporanea al traffico dopo un anno di stop e sensi unici alternati.

Costruito nel 1887 e tutelato dalla Soprintendenza, il ponte era stato chiuso nel 2024 a causa di seri problemi alle fondazioni, provocati da fenomeni di scalzamento e rotazioni dell’impalcato. Il nuovo intervento, del valore di 1,5 milioni di euro, è stato progettato dall’Ufficio Speciale Ricostruzione e finanziato attraverso l’ordinanza speciale n. 122 del 3 luglio.

Un iter rapido ha accompagnato la progettazione e l’avvio dei lavori: il 18 luglio l’approvazione in Conferenza dei Servizi, l’11 settembre il ritrovamento e la rimozione di un ordigno bellico lungo il Tronto, il 6 novembre il via libera al progetto esecutivo e il 12 novembre l’affidamento ufficiale del cantiere.

“Grazie a un intervento modulare – ha dichiarato il commissario alla ricostruzione Guido Castelli – il ponte potrà tornare a svolgere la sua funzione strategica in attesa del nuovo viadotto finanziato con la stessa ordinanza. Le lavorazioni dovrebbero concludersi nei primi mesi del 2026, salvo imprevisti legati al meteo”.

Soddisfazione anche dal sindaco di Ancarano, Pietrangelo Panichi, che ha definito la consegna dei lavori “un momento importante per la comunità e per l’intero territorio di confine, data la valenza del ponte per la mobilità, la sicurezza e lo sviluppo economico”.

Il progetto dell’ingegnere Ivo Vanzi, illustrato dal Rup Tommaso Everard Weldon, unisce rigore tecnico e tutela del paesaggio: prevede il consolidamento delle fondazioni con iniezioni a bassa pressione, pali di ripristino e archi rovescisulle pile danneggiate, così da restituire piena stabilità e funzionalità all’opera nel rispetto dei vincoli storici.

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