Mobbing: vicecomandante della Stradale denuncia il suo ex superiore, indaga la Procura di Sulmona

18 Giugno 2025
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Foto di repertorio

Il vicecomandante della Stradale di Pratola Peligna ha denunciato l’ex superiore per mobbing e maltrattamenti, dopo una lite finita al pronto soccorso. La Procura di Sulmona ha aperto un’indagine. Tra il 2019 e il 2022, lo stesso comando era già stato coinvolto in una maxi inchiesta per gravi irregolarità

PRATOLA PELIGNA – Una lite violenta in ufficio finita al pronto soccorso. Poi la denuncia formale in Procura. Reati ipotizzati: mobbing e maltrattamenti sul posto di lavoro.

A finire sotto indagine è l’ex comandante della sottosezione della Polizia Stradale di Pratola Peligna, accusato dal suo vice di averlo sottoposto, per oltre un anno, a continue vessazioni, declassamento delle mansioni da svolgere, pressioni psicologiche e offese personali.

L’episodio chiave risale al 18 febbraio scorso, quando tra i due scoppia una lite talmente accesa da rendere necessario il ricorso alle cure mediche: entrambi si presentano al pronto soccorso dell’ospedale di Sulmona, da cui escono con un referto per stato d’ansia. Pochi giorni dopo, il vicecomandante presenta denuncia, raccontando di comportamenti vessatori subiti tra il 2024 e il febbraio 2025.

La Procura della Repubblica di Sulmona ha aperto un fascicolo e ha delegato le indagini alla sezione di polizia giudiziaria dell’Aquila. In attesa degli sviluppi dell’inchiesta, entrambi gli agenti sono stati trasferiti in altre sedi.

Non è la prima volta che la sottosezione della Stradale di Pratola Peligna finisce al centro di vicende giudiziarie. Tra il 2019 e il 2022, la Procura condusse una maxi inchiesta su presunte irregolarità all’interno del comando: contestò reati come truffa e falso ai danni dello Stato, peculato, furto, omissione di atti d’ufficio e omissione di soccorso. In quell’occasione, undici agenti furono imputati, mentre altri otto vennero indagati, anche se per questi ultimi fu poi richiesta l’archiviazione. Quel filone investigativo portò con sé anche una coda inquietante: due dei quattro inquirenti che si occuparono del caso ricevettero proiettili per posta, in un chiaro messaggio intimidatorio. Anche su quell’episodio, tuttavia, la Procura chiese successivamente l’archiviazione.

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