Teramo, la Giunta approva il progetto per dire addio all’inceneritore di Carapollo

4 Ottobre 2025
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D’Alberto: «Dopo 40 anni rimuoviamo un rischio sanitario e ambientale per tutta la città». Entro giugno 2026 conclusa la bonifica dell’area contaminata e dismesso l’ecomostro

TERAMO – «L’approvazione in Giunta è un passo fondamentale che fa capire qual è la posta in gioco, che è altissima: rimuovere un rischio sanitario e ambientale per i cittadini teramani di oggi e di domani, non solo della zona interessata ma di tutta la città – ha commentato il sindaco Gianguido D’Alberto –. Dopo 40 anni il progetto per rimuovere l’inceneritore e bonificare c’è e abbiamo anche le risorse economiche per farlo. Si tratta di un lavoro tutto pubblico, vorrei proprio vedere chi ha il coraggio di potersi contrapporre a un intervento per la salute della comunità».

Con queste parole il primo cittadino ha annunciato l’avvio ufficiale dell’iter per l’affidamento dei lavori di dismissione del vecchio inceneritore di Carapollo e di bonifica dell’intera area contaminata. L’approvazione in Giunta segna l’inizio concreto di un percorso che, dopo quattro decenni, punta a mettere la parola fine al rischio ambientale e sanitario per le generazioni presenti e future.

A spiegare i prossimi passaggi è l’assessore Graziano Ciapanna: «Dopo il passaggio in Giunta lunedì trasmetteremo la progettualità all’Agir, che è la stazione appaltante. Entro la fine dell’anno sarà nominata la ditta, mentre il cronoprogramma prevede sei mesi di lavori. Quindi entro giugno 2026 potremo dire finalmente addio all’ecomostro. Poi si procederà con il biodigestore».

Sulla portata tecnica dell’intervento è intervenuto anche l’ingegnere Luca Taglieri, professore del corso “Rifiuti Solidi e Bonifica dei Siti Contaminati” dell’Università dell’Aquila, a cui era stato affidato il piano di studio dell’area da bonificare: «È un’occasione imperdibile, si tratta di due interventi distinti: dismettere l’inceneritore e bonificare l’area, per poi dare vita al biodigestore».

Taglieri ha poi ricordato le criticità della zona: «Bisogna occuparsi della messa in sicurezza di alcuni materiali che vanno rimossi, come i materiali di riporto contaminati e le scorie di combustione interrate nel sottosuolo. Il rischio è quello di contaminazione delle acque sotterranee e superficiali: ricordiamo che il Tordino si trova a soli 15 metri dal terrazzamento realizzato con le scorie di combustione degli anni ’80. Parliamo di un rischio reale. Non intervenire significherebbe perdere un’occasione fondamentale e ritrovarsi, in futuro, con una contaminazione ambientale che oggi non esiste».

Con l’avvio dell’iter, il Comune di Teramo punta dunque a chiudere definitivamente una pagina lunga 40 anni, trasformando un punto critico della città in un simbolo di sicurezza ambientale e tutela della salute pubblica.

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