Il fondatore di “Visit Chieti” denuncia l’immobilismo dell’amministrazione e chiede azioni concrete per valorizzare i tesori storici e culturali della città
CHIETI – «Che fine hanno fatto a Chieti il turismo e la promozione turistica?». A lanciare il grido d’allarme è Gianluca Squicciarini, fondatore e amministratore della pagina Facebook Visit Chieti, seguita da circa 4.000 persone. Da anni impegnato a raccontare la città attraverso la fotografia, Squicciarini torna a denunciare lo stato di abbandono del patrimonio archeologico e culturale teatino, a quasi cinque anni dall’insediamento dell’attuale amministrazione comunale.
Una denuncia che non lascia spazio a interpretazioni: «Chieti è ricca di siti archeologici, ipogei, chiese e palazzi storici, archivi e musei di valore nazionale e internazionale, oltre al Teatro Marrucino – sottolinea – eppure questo enorme patrimonio resta in gran parte inaccessibile al pubblico».
L’elenco delle criticità che il cittadino denuncia è lungo: dai siti archeologici chiusi da anni, come le gallerie di Porta Pescara, le cisterne romane e i cunicoli della Via Tecta, fino alla mancanza di un piano strategico per il turismo, di un portale dedicato, di un infopoint culturale e di un brand cittadino riconoscibile.
Eppure, quando sporadicamente aperti, i siti sotterranei e archeologici hanno dimostrato una forte capacità attrattiva, registrando un crescente interesse di pubblico. «Nonostante questo – accusa Squicciarini – i turisti che arrivano in città da anni vagano abbandonati a sé stessi, con scarse possibilità di accedere ai luoghi di maggiore interesse e senza servizi minimi di accoglienza».
Il fondatore di Visit Chieti richiama anche le promesse rimaste lettera morta: dal biglietto unico integrato al riconoscimento Unesco della Processione del Venerdì Santo, passando per il museo d’arte contemporanea allo Scalo e un sistema di rete tra le strutture culturali. Il rischio, secondo Squicciarini, è quello di perdere un’opportunità fondamentale: «La promozione turistica potrebbe diventare un vero volano per l’economia e il commercio cittadino, aprendo la strada a nuove occasioni imprenditoriali e lavorative. Non è più tempo di propaganda: servono fatti concreti».