La CIA regionale lancia l’allarme e chiede indennizzi rapidi, sostegni per vaccini e un piano straordinario con la Regione per salvare il comparto zootecnico
PESCARA – In Abruzzo la diffusione della Blue Tongue sta raggiungendo livelli critici, con conseguenze pesanti per la zootecnia e per la sopravvivenza di centinaia di aziende agricole. A denunciare la situazione è la CIA regionale, che sollecita la politica ad adottare misure straordinarie e immediate.
I dati forniti dall’Istituto Zooprofilattico di Teramo, aggiornati al 15 settembre, delineano un quadro drammatico: 9 casi accertati nei bovini, 42 nelle capre e oltre 1.400 negli ovini. È proprio quest’ultima specie ad aver pagato il prezzo più alto, con circa un migliaio di capi già morti e molti altri abbattuti. Perdite che incidono in maniera diretta sul reddito degli allevatori e sulla tenuta sociale ed economica delle aree interne.
«Non è solo un’emergenza sanitaria – evidenzia il presidente di CIA Abruzzo, Nicola Sichetti – ma un problema sociale ed economico che rischia di desertificare intere comunità rurali. Senza un sostegno concreto, molte aziende non riusciranno a ripartire».
Per questo la Confederazione chiede alla Giunta e al Consiglio regionale indennizzi rapidi, contributi per coprire le spese di vaccinazioni e repellenti e fondi per ricostruire il patrimonio zootecnico. Tra le proposte anche l’avvio, dal 2026, di una campagna di vaccinazione preventiva su scala regionale.
Secondo Sichetti, «il tempo è determinante, perché ogni ritardo aumenta il rischio di chiusura delle stalle, con conseguenze pesanti sull’occupazione e sulla biodiversità». Da qui l’appello a un piano straordinario condiviso con la Regione, che possa dare respiro all’intero comparto e salvaguardare il futuro delle aziende agricole abruzzesi.