Il presidente e due fondatori lasciano dal 1° gennaio: polemica su progetto imposto, mancata inaugurazione e assenza di manutenzione
TERAMO – «Con il progetto della ciclabile il Comune è entrato a gamba tesa, senza alcuna condivisione con la città e con Fiab Teramo». È una presa di posizione netta quella che accompagna le dimissioni in blocco dei vertici dell’associazione teramana della Fiab. Dal 1° gennaio lasceranno il presidente Gianni Di Francesco, insieme a Raffaele Di Marcello e Valter Ciaffoni, tre dei nove fondatori.
Al centro della rottura c’è la nuova ciclabile cittadina e, più in generale, la gestione delle politiche sulla mobilità sostenibile. «Non entriamo nel merito se l’opera sia migliore o peggiore – spiegano – ma non è stata neppure inaugurata, nonostante lo avessimo chiesto. Ci è stato risposto che si attende il completamento dell’ultimo tratto fino a San Nicolò, ma nel frattempo l’infrastruttura resta inutilizzata».
I dimissionari denunciano l’assenza di confronto con il Comune, l’indifferenza verso il progetto della Provincia sulla ciclovia nel parco fluviale – già discusso con Fiab Teramo – e numerosi dubbi sulle strategie complessive, dal Pums alla manutenzione ordinaria. «I ciclisti si lamentano: la pista è sporca, manca la cura minima», aggiungono.
Nel mirino anche i rapporti interni all’associazione: «La Fiab Teramo è stata ignorata e scavalcata dal livello nazionale, visto che l’allora presidente di Fiab Italia è anche il progettista della ciclabile. Riteniamo questa una grave ingerenza sull’autonomia della realtà locale».
Un insieme di criticità che, concludono, ha portato a una decisione inevitabile: fare un passo indietro per segnalare pubblicamente un disagio che, a loro avviso, va ben oltre la singola opera e riguarda il metodo con cui si sta costruendo la mobilità sostenibile a Teramo.