«Confusione e scelte che penalizzano il Teramano»: Provincia e Comune difendono le società pubbliche e chiedono quattro ambiti provinciali
TERAMO – Si è tenuta questa mattina, nella sala consiliare della Provincia di Teramo, una conferenza stampa per fare il punto sull’esito dell’ASSI, l’Assemblea dei sindaci del servizio idrico integrato, che ieri ha respinto all’unanimità l’ipotesi di un Ambito unico regionale con due sub-ambiti. Una proposta che, secondo quanto emerso anche dall’intervento del direttore dell’Ersi Luigi Di Loreto, prevederebbe un sub-ambito collocato nella parte sud della Regione, scenario giudicato critico sotto il profilo istituzionale e territoriale.
A sottolineare la portata politica della decisione sono stati il presidente della Provincia Camillo D’Angelo e il sindaco di Teramo Gianguido D’Alberto. Per il primo cittadino del capoluogo, dall’Assemblea è emersa “una forte confusione attorno alla riforma”, a fronte di una volontà chiara dei sindaci di difendere le società pubbliche e multiservizio del Teramano, considerate sane ed efficienti. La riforma rischia di favorire altri territori regionali, uno scotto già pagato negli ultimi decenni dalla provincia di Teramo.
Elemento centrale del confronto è stata la relazione tecnica elaborata dalla Provincia, che mette a confronto i dati della Ruzzo Reti con quelli delle altre società abruzzesi. Dall’analisi emergono indicatori considerati decisivi: la tariffa idrica più bassa della Regione, un divario superiore ai 50 punti percentuali rispetto all’Aquilano e di circa 10 punti rispetto al Pescarese, una rete impiantistica più estesa e un sistema di potabilizzazione ritenuto strategico anche nelle fasi di emergenza idrica. Valutazioni che trovano conferma, è stato ricordato, nelle premialità riconosciute da ARERA per l’eccellenza gestionale.
Altro dato ritenuto politicamente significativo è l’unità mostrata dai sindaci teramani al di là delle appartenenze partitiche, insieme al sostegno dei consiglieri regionali che hanno sottoscritto il contributo a favore della proposta dei quattro ambiti provinciali: Sandro Mariani, Giovanni Cavallari, Dino Pepe, Paolo Gatti e Marilena Rossi. Da qui la linea condivisa: respingere l’Ambito unico e chiedere una governance dell’acqua articolata su base provinciale, ritenuta più equa e coerente con le esigenze dei territori.