Comuni montani, il PD Abruzzo chiede alla Regione una linea dura sui nuovi criteri. Calderoli alla Camera: “Risorse solo ai territori autenticamente montani”

17 Dicembre 2025
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I Dem Abruzzo contro la riforma Calderoli che ridefinisce i criteri di classificazione del Comuni Montani

I dem presentano una risoluzione e annunciano gli Stati generali delle aree interne. Il ministro difende la riforma durante il Question time

L’AQUILA – Per il Partito Democratico Abruzzo, la riforma dei criteri per classificare i comuni montani non è un dossier tecnico, ma un passaggio politico che rischia di ridisegnare la geografia delle opportunità nell’Appennino, una partita che può cambiare il destino delle aree interne. E l’Abruzzo, avvertono, potrebbe essere tra le regioni più penalizzate. È da questa consapevolezza che nasce la richiesta dei dem alla Regione: assumere una posizione netta e immediata contro i nuovi parametri annunciati dal ministro Roberto Calderoli, mentre a Roma lo stesso ministro difende la riforma davanti alla Camera rivendicando criteri “oggettivi” e risorse concentrate «solo sui territori autenticamente montani».

Il PD Abruzzo, con il segretario Daniele Marinelli, il capogruppo Silvio Paolucci, i consiglieri regionali Antonio Di Marco, Dino Pepe, Pierpaolo Pietrucci, Antonio Blasioli e Sandro Mariani e la delegata agli Enti locali Manola Di Pasquale, parla di un rischio concreto per decine di Comuni abruzzesi. «Non può passare sotto silenzio il tentativo di far rientrare dalla finestra quella che è, nei fatti, una immotivata eutanasia dei piccoli centri», affermano. «Oggi quel disegno riemerge sotto altra forma, con criteri che rischiano di squalificare centinaia di Comuni montani e delle aree interne, colpendo in modo particolare l’Appennino e quindi l’Abruzzo».

Secondo i dem, basare la classificazione solo su altimetria e pendenza significa ignorare ciò che davvero definisce la fragilità di un territorio: accesso ai servizi, infrastrutture carenti, isolamento, rarefazione demografica. Una linea che, sostengono, penalizza strutturalmente l’Abruzzo rispetto alle regioni alpine. «Invece di allentare i vincoli per sostenere i territori più fragili, si scelgono criteri che li escludono ulteriormente. È l’esatto contrario di ciò di cui l’Abruzzo ha bisogno. Le aree interne e montane non vanno accompagnate al declino, ma messe nelle condizioni di vivere, attrarre e crescere».

La risoluzione che il PD porterà in Consiglio regionale chiede alla Giunta Marsilio di intervenire presso il Governo nazionale per correggere i criteri applicativi della Legge 131/2025, introducendo elementi di flessibilità che tengano conto delle specificità appenniniche. Per i dem, senza correttivi si rischia «l’abbandono istituzionale di intere comunità».

Nella stessa giornata, alla Camera, Calderoli ha difeso la riforma durante il Question time, spiegando che la nuova classificazione punta a «valorizzare e concentrare le risorse disponibili sulle zone autenticamente montane» e a dare attuazione all’articolo 44 della Costituzione. Il ministro ha ricordato che l’elenco attuale comprende anche Comuni come Roma e Bologna, che «non hanno certo le caratteristiche geografiche della montagna», e ha rivendicato un lavoro tecnico condiviso con esperti e Regioni per arrivare a una definizione più equilibrata. “Sulla base dei nuovi criteri ha aggiunto ancora il Ministro – saranno montani 2.844 comuni, distribuiti in modo equilibrato tra le diverse zone del Paese. In particolare, il secondo criterio (altimetria media superiore ai 500 metri) intende valorizzare la dorsale appenninica e le isole, inserendo ulteriori comuni che tipicamente non raggiungono l’altimetria dell’arco alpino. Il terzo criterio prende poi in considerazione la situazione specifica dei 21 Comuni interclusi; preannuncio sin d’ora la disponibilita’ del Governo a includere, nel confronto con gli enti territoriali, ulteriori peculiari situazioni di interclusione, per giungere ad un totale di quasi 2.900 Comuni montani”.

Il PD Abruzzo, intanto, va avanti e annuncia di non volersi fermare alla risoluzione. «Come Partito Democratico non ci limiteremo a un atto consiliare», spiegano. «Lavoreremo alla convocazione degli Stati generali delle aree interne e montane abruzzesi, per aprire una fase di ascolto, confronto e condivisione con sindaci, amministratori, associazioni, forze sociali e cittadini. L’Abruzzo non può accettare che una parte del proprio territorio venga sacrificata in nome di criteri burocratici. Salvare i Comuni montani significa salvare la storia, la cultura, il paesaggio e il futuro della regione»



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