Più di duemila agricoltori, arrivati da tutte le province abruzzesi con bandiere e trattori, si sono ritrovati nel piazzale dell’Emiciclo per la mobilitazione organizzata da Coldiretti Abruzzo. “L’agricoltura abruzzese non va in vacanza. Neanche a Natale”, lo slogan della manifestazione
L’AQUILA – Cinque le richieste avanzate da Coldiretti alla Regione Abruzzo, stamani, nel corso della mobilitazione durante la quale è stata presentata ufficialmente la piattaforma programmatica per il 2026, intitolata “Cinque priorità per la crescita di un Abruzzo forte e sostenibile”, ovvero: sburocratizzazione e semplificazione amministrativa, il sostegno alle filiere agroalimentari, la valorizzazione delle zone montane e il controllo della fauna selvatica, la tutela delle risorse idriche attraverso il riordino e il potenziamento dei Consorzi di bonifica, e una legislazione a misura di impresa, capace di favorire competitività e innovazione.
Il documento è stato illustrato dal presidente regionale Pietropaolo Martinelli e dal direttore Marino Pilati, affiancati dai presidenti provinciali Alfonso Raffaele (L’Aquila), Emanuela Ripani (Teramo), Pier Carmine Tilli (Chieti) e Giuseppe Scorrano (Pescara), e consegnato ai rappresentanti istituzionali presenti.
La manifestazione, iniziata alle 9, ha visto anche la presenza di numerosi consiglieri regionali di maggioranza e opposizione, insieme ai vertici della Regione Abruzzo, il presidente Marco Marsilio, il vicepresidente e assessore all’Agricoltura Emanuele Imprudente, e il presidente del Consiglio regionale Lorenzo Sospiri.
“Chiediamo alla Regione di agire e di farlo ora – ha dichiarato Martinelli dal palco. – Il settore agricolo è un motore essenziale per lo sviluppo economico e sociale dell’Abruzzo. Il tempo delle promesse è finito. Se le cose non cambiano, torneremo a manifestare.”
Sulla stessa linea il direttore Pilati: “Nel cuore dell’inverno e a pochi giorni dal Natale gli agricoltori hanno scelto di farsi sentire. Il patrimonio agricolo e agroalimentare abruzzese è enorme e non può essere messo a rischio dall’assenza di azioni concrete. Molto è stato fatto, ma bisogna fare di più e risolvere problemi che si trascinano da anni.”
Dal palco è intervenuto anche il presidente del Consiglio regionale Lorenzo Sospiri, che ha definito la mobilitazione “più una proposta che una protesta”. Il documento di Coldiretti è stato infatti trasformato in una risoluzione che sarà votata dal Consiglio regionale, impegnando il presidente della Giunta a promuovere, anche a livello europeo, la modifica della disciplina sull’origine del codice doganale, per escludere i prodotti agricoli e alimentari e garantire trasparenza ai consumatori sull’effettiva provenienza delle merci. La risoluzione prevede inoltre interlocuzioni formali con i parlamentari europei abruzzesi e con la Conferenza Stato-Regioni.
Marsilio ha definito l’incontro “franco e sincero”, aggiungendo: “I problemi ci sono, ma bisogna riconoscere che la Regione ha imboccato la strada giusta. I dati parlano di crescita delle aziende agricole, di risorse europee spese, di esportazioni agroalimentari in aumento. Non significa che vada tutto bene, ma questa amministrazione ha affrontato questioni strutturali, come la fauna selvatica, che altri avevano evitato. Abbiamo investito 180 milioni di euro nei consorzi di bonifica per migliorare e modernizzare i sistemi irrigui.”
Sui territori, i presidenti provinciali hanno ribadito le priorità locali. Alfonso Raffaele ha sottolineato il ruolo strategico delle zone montane, cuore dell’agricoltura regionale. Emanuela Ripani ha chiesto maggiore attenzione alle filiere agroalimentari locali, mentre Pier Carmine Tilli ha sollecitato interventi concreti su risorse idriche e vitivinicoltura, chiedendo di non penalizzare ulteriormente i produttori esclusi dalla deroga delle “trenta tonnellate”.
La giornata si è chiusa con l’impegno, da parte di Marsilio, Imprudente e Sospiri, ad approfondire alcune delle richieste più urgenti: dalla sburocratizzazione, al riordino dei consorzi di bonifica, fino a un piano regionale per gli invasi e alla proposta di abolizione della norma doganale che consente di etichettare come made in Italy prodotti non italiani.