Il 14 dicembre al Teatro Di Iorio il recital di Davide Cavuti che intreccia parola, musica e memoria storica per restituire il messaggio di pace del pontefice eremita
ATESSA – Un gesto antico più di sette secoli, ma capace di parlare al presente con sorprendente lucidità. È la rinuncia al pontificato di Papa Celestino V, avvenuta il 13 dicembre 1294, il cuore de “La distanza dalla luna”, il recital teatrale e musicale diretto da Davide Cavuti e interpretato da Marco Bocci e Fabrizio Sabatucci, in scena il 14 dicembre alle ore 17 al Teatro A. Di Iorio di Atessa.
Prodotto da ASSOPROF – Associazione di Professionisti Mentana – Lazio, lo spettacolo porta sul palco un racconto che unisce parola, musica e immagini poetiche per riflettere sul coraggio della rinuncia, sulla fragilità del potere e sulla forza della speranza in un’epoca segnata da conflitti e smarrimenti. La drammaturgia si sviluppa attorno al dialogo simbolico tra Celestino V e Bonifacio VIII, sostenuto dal testo originale della rinuncia e dalle musiche di Cavuti, con la partecipazione del chitarrista Franco Finucci.
«La distanza dalla luna – spiega il regista Davide Cavuti – è un recital nato dall’esigenza di raccontare il nostro tempo attraverso un testo originale ispirato alla figura di Papa Celestino V e al suo universale messaggio di pace, cuore del progetto. Al centro ci sono le vite di uomini e donne segnati dalla violenza e dal disagio, ma anche la speranza, simbolo di libertà. Il lavoro vuole offrire uno specchio autentico dei costumi della vita, restituendo ai personaggi la naturalezza dei loro tratti più luminosi».
Marco Bocci sottolinea la potenza del tema: «La distanza dalla luna porta in scena un messaggio di pace che attraversa sette secoli, a partire dalla storica rinuncia di Papa Celestino V nel 1294».
E Sabatucci aggiunge: «Questo spettacolo vuole essere un megafono per la pace, in un mondo segnato da guerra e sangue, ancora troppo lontano dalla serenità, dalla fratellanza e dalla solidarietà tra i popoli: lontano come la distanza dalla luna».
Un sostegno convinto arriva anche dal presidente della Commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone, che definisce l’opera “una testimonianza viva della tradizione teatrale italiana e un messaggio profondo di libertà, dignità e speranza”.