Tumori dell’utero, l’ Ospedale di Chieti è il primo in Abruzzo per la cura

11 Dicembre 2025
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La Clinica Ostetrica e Ginecologica del SS. Annunziata guida la classifica nazionale per numero di interventi. Lucidi: “Robotica e lavoro multidisciplinare sono la chiave del successo”

CHIETI – Prima in Abruzzo. È questo il risultato ottenuto nel 2024 dalla Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’ospedale di Chieti per il trattamento dei tumori dell’utero, secondo i dati diffusi dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (AGENAS) all’interno del Programma Nazionale Esiti 2025.


Nel corso dell’anno sono stati diagnosticati e trattati oltre 50 casi di carcinoma endometriale, grazie a un modello di gestione multidisciplinare che coinvolge ginecologi, oncologi, radioterapisti, anatomopatologi e anestesisti. L’unità operativa, diretta dal professor Marco Liberati, si conferma così un punto di riferimento regionale e nazionale per la patologia ginecologico-oncologica.


Un ulteriore primato riguarda la chirurgia robotica, ambito in cui l’équipe teatina si distingue per esperienza e innovazione. La responsabilità di questo settore è affidata al dottor Alessandro Lucidi, che guida l’Unità operativa semplice di Chirurgia ginecologica. Negli ultimi due anni, presso il “Ss. Annunziata” sono stati eseguiti oltre 100 interventi con il robot “Da Vinci Xi” su neoplasie maligne dell’utero, superando la soglia di volumi richiesta dalla Società Europea di Ginecologia Oncologica per il riconoscimento dei centri di riferimento.


Più del 90% delle procedure viene eseguito con approccio mini-invasivo, che permette di ridurre al minimo la degenza e il dolore post-operatorio, garantendo tempi di recupero più rapidi e una migliore qualità di vita per le pazienti.
“La chirurgia robotica — spiega Lucidi — consente una visione tridimensionale e precisa, con un’immersione totale nel campo operatorio. Soprattutto nelle pazienti obese, permette di raggiungere aree che sarebbero difficilmente accessibili con i metodi tradizionali. È una tecnologia che migliora la sicurezza, riduce le complicanze e diventa anche uno strumento di formazione per i giovani chirurghi.”
Fondamentale, sottolinea l’esperto, “è la presenza di un vero percorso multidisciplinare che segua la donna dalla diagnosi al trattamento e ai controlli successivi, offrendo nella stessa struttura tutti i servizi necessari per diagnosi, cura e monitoraggio delle recidive”.

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