Presentato a Roma il programma per L’Aquila Capitale italiana della Cultura 2026: oltre 300 eventi in 300 giorni, un progetto policentrico che coinvolge tutto l’Abruzzo. Marsilio, Biondi e Giuli sottolineano il valore di una rinascita fondata su partecipazione, innovazione e identità condivisa
ROMA – «La Capitale italiana della Cultura non è semplicemente un riconoscimento: è una responsabilità, un impegno verso il Paese e verso le future generazioni. È la dimostrazione che la cultura è una forza capace di unire, di guarire, di trasformare. L’Aquila lo ha mostrato con i fatti. E noi, come Regione, saremo al suo fianco in ogni fase di questo percorso, per assicurare che il 2026 segni davvero l’avvio di un nuovo capitolo nella storia della città e dell’Abruzzo».
Con queste parole il Presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, è intervenuto alla presentazione del programma di L’Aquila Capitale italiana della Cultura 2026, sottolineando come «il riconoscimento ottenuto dal capoluogo non riguardi solo L’Aquila, ma l’intero Abruzzo» e rappresenti «un passaggio storico che premia un percorso lungo, complesso e spesso doloroso, sostenuto però dalla determinazione dei cittadini, delle istituzioni e del mondo culturale e sociale».
Un anno di oltre 300 eventi in 300 giorni, distribuiti tra arte, musica, teatro, cinema, danza, partecipazione e ricerca. Un progetto che si propone come modello culturale policentrico, capace di coinvolgere le città medie e le aree interne dell’Appennino, e che prenderà ufficialmente il via il prossimo 17 gennaio.
Marsilio ha definito il 2026 «una straordinaria occasione per mostrare all’Italia e all’Europa una città che è ormai un laboratorio vivo di rigenerazione culturale», ricordando come questa designazione «premi sì la ricostruzione materiale, ma soprattutto quella morale e civile». «L’Aquila ha dimostrato che la cultura non è un ornamento, ma un motore decisivo: ricompone il tessuto sociale, restituisce identità e fiducia, genera nuova energia creativa ed economica», ha affermato.
Il Presidente si è riferito al capoluogo come a una città «che si presenta come luogo di incontro, dialogo e innovazione», capace di trasformare la ferita del sisma «in una forza propulsiva». Marsilio ha ribadito il ruolo della Regione nel «garantire coordinamento e visione strategica, integrando investimenti e progetti culturali e turistici, per trasformare il 2026 in un volano di sviluppo per tutto il territorio regionale».
Ha concluso affermando: «L’obiettivo è fare in modo che ciò che celebriamo oggi diventi un punto di svolta strutturale: creare nuova economia e opportunità per i giovani, migliorare la qualità della vita. L’Aquila ha dimostrato che la cultura può unire, guarire e trasformare, e la Regione sarà al suo fianco in ogni fase del percorso».
Alla conferenza hanno preso parte inoltre il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi, il ministro della Cultura Alessandro Giuli, il coordinatore scientifico Pier Luigi Sacco, il direttore del dossier Alessandro Crociata, il sindaco di Rieti Daniele Sinibaldi e i rappresentanti dei comitati istituzionali e privati che sostengono il progetto.
Il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi ha illustrato l’idea guida del dossier vincitore, riassunta nello slogan “Un territorio, mille capitali”. «Non una città, ma un territorio. Non una capitale, ma mille capitali: luoghi, istituzioni, paesi e – soprattutto – mille capitali umani. La nostra forza è la coralità di una comunità ampia, policentrica e in evoluzione», ha dichiarato. Biondi ha ricordato che il percorso di candidatura è stato costruito insieme al Comune di Rieti, e ha annunciato un investimento di oltre 16 milioni di euro per il solo 2026, tra programmazione culturale, esposizioni, produzioni, attività diffuse e rigenerazione urbana.
Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, emozionato dal riconoscimento ottenuto dal capoluogo abruzzese, ha riconosciuto alla comunità aquilana la capacità di convertire il trauma in energia creativa: «Quando queste attività sono radicate in un tessuto sociale che ha saputo trasformare un trauma così grande in una forza propulsiva, riuscendo a trasformare ferite e cicatrici in forza e progetti».