Dal bosco di Palmoli al tavolo del Governo: la premier valuta l’invio di ispettori, mentre il presidente della Regione Abruzzo chiede equilibrio tra libertà familiare e tutela dei minori
PALMOLI – È arrivata fino a Palazzo Chigi la vicenda della famiglia anglo-australiana che da anni vive nei boschi di Palmoli, in provincia di Chieti, e che nei giorni scorsi ha visto allontanare i tre figli – tutti tra i sei e gli otto anni – su disposizione del Tribunale per i Minorenni. La premier Giorgia Meloni e il ministro della Giustizia Carlo Nordio hanno discusso personalmente del caso, valutando l’ipotesi di inviare ispettori del ministero per verificare la correttezza dei procedimenti e delle decisioni assunte.
L’intervento della magistratura risale a un’indagine avviata lo scorso anno, dopo il ricovero dei minori per un’intossicazione da funghi e una successiva ispezione dei carabinieri nella casa nel bosco. Secondo il tribunale, le condizioni dell’abitazione erano fatiscenti e prive di servizi essenziali, con rischi per l’incolumità e la crescita psico-affettiva dei bambini. Da qui la decisione di sospendere temporaneamente la potestà genitoriale, nominare un tutore provvisorio e disporre il collocamento dei piccoli in una struttura protetta a Vasto.
Il padre, Nathan, è rimasto nel casolare con gli animali, mentre la madre Catherine può vedere i figli solo in orari stabiliti. “Mi hanno chiesto di salire di sopra, è la regola”, ha raccontato la donna in un’intervista, lasciando trapelare rassegnazione ma anche speranza di tornare presto a una vita familiare normale.
La vicenda ha suscitato un acceso dibattito politico. Il vicepremier Matteo Salvini ha parlato di “decisione vergognosa”, promettendo di occuparsi del caso personalmente e denunciando un presunto eccesso di ingerenza dello Stato nelle scelte di vita private. L’Associazione nazionale magistrati abruzzese ha reagito definendo “inopportuni” i tentativi di strumentalizzazione, ricordando la complessità e la delicatezza dei procedimenti che riguardano i minori.
Anche il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, è intervenuto con una lettera aperta dai toni misurati ma profondi. Pur ribadendo il rispetto per la magistratura, Marsilio ha evidenziato la necessità di un confronto sul limite fra libertà familiare e tutela pubblica: “Sono certo che i giudici abbiano sentito tutto il peso di una decisione del genere”, scrive il governatore, auspicando che nei prossimi gradi di giudizio prevalga la possibilità di un ricongiungimento. “Togliere i bambini a chi non ha fatto male a nessuno è un gesto che lascia un segno – aggiunge –. Ogni storia va valutata con umanità, attenzione e responsabilità”.