Lo studio di Cgia Mestre evidenzia un progressivo squilibrio tra lavoratori attivi e pensionati. In aumento l’età media dei dipendenti: da noi gli over 55 quasi eguagliano i giovani sotto i 35 anni
PESCARA – L’Abruzzo si colloca tra le regioni italiane che stanno invecchiando più rapidamente dal punto di vista occupazionale, ma può vantare un primato nel Mezzogiorno: Pescara è una delle poche province del Sud con un saldo positivo tra lavoratori attivi e pensionati. È quanto emerge dall’ultimo studio della Cgia di Mestre, che analizza il rapporto tra occupati e assegni previdenziali erogati nel 2024.
Il dato pescarese segna un +3.547, in un contesto nazionale in cui ben 48 delle 107 province italiane hanno un saldo negativo. Si tratta di un segnale di tenuta per l’economia della costa adriatica abruzzese, anche se la situazione generale del lavoro in regione mostra chiari sintomi di squilibrio generazionale.
Secondo la Cgia, infatti, l’Abruzzo registra un indice di anzianità dei dipendenti privati pari a 77,5: significa che ogni 100 lavoratori sotto i 35 anni, ce ne sono 77,5 con più di 55. Un dato nettamente superiore alla media italiana (65,2) e tra i più alti del Paese. Peggio fanno solo Basilicata (82,7), Sardegna (82,2) e Molise (81,2).
Un segnale che conferma la fragilità del tessuto produttivo locale, sempre più legato a una forza lavoro matura e a basso ricambio generazionale. Il saldo positivo di Pescara, spiegano i ricercatori della Cgia, non basta a compensare la tendenza demografica che minaccia la sostenibilità del sistema previdenziale e la tenuta della produttività.
Lo studio mette in guardia sulle cause profonde del fenomeno: calo delle nascite, invecchiamento accelerato, bassa occupazione rispetto alla media europea e presenza diffusa di lavoro irregolare. Questi fattori, nel tempo, hanno ridotto i contribuenti attivi e aumentato i beneficiari del welfare. Una dinamica che, avverte la Cgia, rischia di aggravarsi anche nelle aree del Centro-Nord tradizionalmente più robuste.
Nel Sud, il quadro resta fortemente sbilanciato: Lecce è la provincia più critica con un saldo pari a -90.306, seguita da Reggio Calabria e Cosenza. Poche le eccezioni in controtendenza, tra cui oltre a Pescara figurano Matera, Bari, Cagliari e Ragusa.