Il cardinale Zuppi all’Aquila: “Artigiani della pace, da costruire con giustizia e perdono”

3 Novembre 2025
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Il cardinale Matteo Zuppi con l’assessore alla Cultura Roberto Santangelo e il giovane autore Riccardo Pedicone durante l’incontro “Artigiani di Pace, la via del dialogo” all’Auditorium del Parco dell’Aquila

Nel dialogo all’Auditorium del Parco, il presidente della Cei rilancia il legame tra il Pontefice e la città agostiniana. “Il Papa all’Aquila? Non lo so, spero di sì, me lo auguro per voi”. Poi l’appello ai giovani e la riflessione sui conflitti: “Il vero pacifista è un artigiano della pace”

L’AQUILA – Papa Leone XIV “potrebbe tornare all’Aquila”: l’auspicio, un augurio per l’intera comunità abruzzese, arriva dal cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, intervenuto questa mattina nel capoluogo abruzzese in occasione dell’incontro “Artigiani di Pace, la via del dialogo”, organizzato dal Teatro Stabile d’Abruzzo e promosso dall’assessore alla Cultura Roberto Santangelo, alla presenza, tra gli altri, del sindaco Pierluigi Biondi.

Rispondendo alle domande dei cronisti all’arrivo all’Auditorium del Parco, Zuppi ha espresso il suo auspicio per una nuova visita del Pontefice nel capoluogo: “Il Papa all’Aquila? Non lo so, spero di sì, me lo auguro per voi”.

L’incontro si è svolto a pochi passi dal monastero agostiniano di Sant’Amico, che l’attuale pontefice visitò qualche tempo dopo il terremoto del 2009, quando era ancora priore generale dell’Ordine degli Agostiniani.

“Lui è stato per tanti anni il padre generale degli Agostiniani”, ha ricordato Zuppi, sottolineando i legami storici e spirituali tra la città e l’ordine. “Conosce tutti, li porta nel cuore, è molto agostiniano, si sente nella comunità agostiniana”.

“Per cui lo spero e lo auguro per loro e per tutti – ha aggiunto – perché vorrebbe dire che la propria storia resta, che i legami restano. Questa è sempre Chiesa e comunità, e che anche il Papa continui ad avere i legami che l’hanno accompagnato per tanti anni, da figlio di Sant’Agostino. Penso che sia importante”.

Durante il dialogo con il giovane autore Riccardo Pedicone, il presidente della Cei ha affrontato il tema della pace e della risoluzione dei conflitti. “La pace non si impone. Si costruisce, pezzo per pezzo. Con creatività, giustizia e perdono”, ha detto Zuppi.

Secondo il cardinale, la pace non può essere frutto di un diktat. “La pace imposta dura poco – spiega – I motivi del conflitto, se non vengono affrontati, tornano a esplodere”.

Per questo, afferma, servono tre elementi indissolubili: pace, giustizia e perdono. “A volte uno arriva dopo l’altro – sottolinea – ma senza tutti e tre non si costruisce nulla di stabile”.

Zuppi ha insistito anche sul valore della fiducia: “Uno dei problemi più grandi è la fiducia – spiega alla platea dell’Auditorium – Come può un palestinese fidarsi di un israeliano dopo tutto quello che è successo? E un israeliano fidarsi di un palestinese dopo il 7 ottobre, con tutte quelle persone uccise a sangue freddo?”.

Il ragionamento si è poi esteso alla guerra tra Russia e Ucraina. “È complicato capire come se ne uscirà – aggiunge –, ma non possiamo accettare che un aggressore ridisegni i confini con la forza”.

Zuppi parla di un lavoro “artigianale”, fatto di soluzioni concrete e creative, “perché la pace richiede risposte adatte a ciascun contesto, e non sono mai risposte semplici”.

“I giovani hanno diritto a un futuro di pace”, ha ribadito il cardinale, richiamando la responsabilità verso le nuove generazioni. “Sono nato dieci anni dopo la Seconda guerra mondiale. La mia generazione ha vissuto un tempo di pace. Non voglio che sia stata solo una tregua. La pace va curata, altrimenti rischia di diventare una tregua e noi rischiamo di preparare la prossima guerra”.

Per Zuppi il dialogo resta lo strumento decisivo: “Il dialogo è da entrambe le parti. Se parla solo uno è un monologo. Considero preziose tutte le occasioni di confronto per capirsi e costruire qualcosa”.

Guardando ai conflitti internazionali, il presidente della Cei ha avvertito: “Il vento bellicista fa dimenticare una verità storica: la guerra è sempre una sconfitta per tutti. La pace deve essere una vittoria per tutti”.

E ha concluso: “Il vero pacifista è un artigiano della pace: la costruisce nei fatti”.

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