L’Aquila, le opposizioni attaccano Biondi: “Sull’Agenzia delle Dogane silenzio e indifferenza, chieda intervento Meloni”

28 Ottobre 2025
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Le opposizioni in Consiglio comunale all’Aquila protestano per il futuro dell’Agenzia delle Dogane

Opposizioni ad alzo zero sul caso dell’Agenzia delle Dogane dell’Aquila, destinata — secondo la riorganizzazione in corso — a perdere competenze a favore di Pescara. Dopo l’infuocata seduta di Consiglio di ieri, le minoranze tornano ad accusare il primo cittadino di “silenzio e indifferenza” e chiedono un intervento diretto della premier Meloni per bloccare la riforma

L’AQUILA – Nuova offensiva politica delle opposizioni in Consiglio comunale sul futuro dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli dell’Aquila. Dopo la bagarre in aula che ieri ha portato alla sospensione della seduta dell’assise civica, le minoranze tornano ad attaccare il sindaco Pierluigi Biondi e la maggioranza, accusandoli di non difendere il ruolo del capoluogo e di restare in silenzio su un provvedimento che, unico caso in Italia, ridurrebbe le funzioni di un ufficio delle Dogane in una città capoluogo di regione.

“Il destino dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli dell’Aquila non può restare avvolto nel silenzio e nell’indifferenza di chi governa la città. Il sindaco chieda subito al governo e alla premier Meloni, con cui vanta un’antica amicizia, un decreto urgente per bloccare una riforma che penalizza, unico caso in Italia, gli uffici del capoluogo di regione”.

A dichiararlo, nel corso di una conferenza stampa che si è svolta oggi nella sala consiliare di Palazzo Margherita, sono stati i consiglieri comunali Stefania Pezzopane, Simona Giannangeli, Paolo Romano, Lorenzo Rotellini e Gianni Padovani.

“A nome dell’intera opposizione – hanno aggiunto i consiglieri di opposizione –  è necessario richiamare l’attenzione dell’amministrazione sull’imminente riorganizzazione che prevede il declassamento della sede aquilana a favore di Pescara. Nel consiglio comunale di ieri – hanno spiegato – abbiamo esposto uno striscione con la scritta ‘Biondi, parlaci delle Dogane’, per chiedere chiarezza e difendere il mantenimento di un presidio ritenuto strategico per la città. Fondamentale è difendere la qualità ed il numero dei posti di lavoro ma anche di tutelare la funzione istituzionale del capoluogo, che non può essere privata di un ufficio di tale rilevanza, con competenze fondamentali per il controllo e la regolazione del sistema economico del territorio”.

Le opposizioni hanno ricordato che “dal marzo 2024, quando fu diffuso un comunicato congiunto del sindaco Biondi e del senatore Liris che prometteva soluzioni, nessun passo concreto è stato compiuto, mentre i sindacati hanno avviato lo stato di agitazione chiedendo un incontro con il Prefetto”.

“È necessario chiedere subito una proroga dell’entrata in vigore della riforma, come già avvenuto per i tribunali minori, e lavorare per una revisione complessiva dell’impianto, affinché L’Aquila mantenga un ruolo centrale nel sistema delle Dogane”.

Nel mirino anche il comportamento del sindaco durante la seduta consiliare di ieri, interrotta dopo momenti di forte tensione.

“Il centrodestra e il sindaco non possono continuare a fuggire di fronte ai problemi della città, come accaduto nel Consiglio comunale di ieri. A fatica e solo dopo un faticoso recupero degli assenti è stato raggiunto il numero legale per l’inizio dei lavori e, dopo l’esposizione dello striscione, il primo cittadino si è lasciato andare ad una violenta e poco lucida invettiva nei confronti del centrosinistra, nonché di suoi esponenti attuali e che in passato hanno ricoperto importanti cariche di governo, dall’ex commissario per il sisma 2016 Legnini ai già parlamentari Pezzopane e Lolli fino al suo predecessore Cialente. Ha rivendicato risultati, dalle stabilizzazioni dei precari all’istituzione della Scuola dei Vigili del fuoco o i fondi Pnrr, resi possibili grazie al centrosinistra che, quando furono effettuate scelte strategiche per la città, era al governo. Tutto ciò non conta per il sindaco: per lui l’offesa e il dileggio dell’avversario hanno preso il sopravvento sulla lucidità e il rispetto delle istituzioni e delle persone che un sindaco dovrebbe avere. I consiglieri comunali di maggioranza che intanto aveva perso pezzi, dopo aver abbandonato l’aula, non sono rientrati al momento della ripresa della seduta, determinando la caduta del numero legale. Un comportamento grave che conferma l’assenza di rispetto verso i lavoratori e verso la città. L’amministrazione si è voltata dall’altra parte, ma noi continueremo a chiedere risposte e a difendere con determinazione i diritti del territorio e il rispetto della dignità di chi lo rappresenta”.

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