Sempre maggiori le intimidazioni agli organi di informazione. L’Abruzzo registra il 3% delle vittime totali e aumenta la pressione sui cronisti locali, spesso presi di mira da esponenti pubblici e azioni legali pretestuose
CHIETI – Escalation preoccupante per la libertà di stampa in Italia e l’Abruzzo non fa eccezione, anzi, peggiora la sua posizione nella classifica delle regioni a rischio. È quanto emerge dal drammatico bilancio presentato dall’osservatorio Ossigeno per l’informazione in vista della Giornata mondiale dell’Onu per mettere fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti, che ricorre il 2 novembre.
Secondo il rapporto, l’Abruzzo si attesta sul 3% delle vittime totali di minacce e intimidazioni in Italia. Un dato che, seppur apparentemente contenuto, si traduce in un significativo peggioramento della posizione regionale quando si calcola la “pressione intimidatoria”: il rapporto fra il numero di giornalisti minacciati e la popolazione giornalistica regionale.
Il quadro nazionale, di cui l’Abruzzo è parte attiva, è allarmante: nei primi sei mesi del 2025, i cronisti che hanno subito intimidazioni sono stati ben 361, quasi il doppio rispetto ai 203 dello stesso periodo nel 2024. Questo aumento vertiginoso è spesso legato a dinamiche che riguardano da vicino proprio la cronaca locale, cuore pulsante del giornalismo abruzzese.
A livello nazionale, si registra un aumento del 10% degli episodi di aggressione, che colpiscono “soprattutto contro i cronisti locali impegnati a documentare situazioni di degrado e abusivismo”.
Tra gli aspetti più critici evidenziati dal report, vi è l’incremento delle minacce provenienti da esponenti pubblici, in salita del 10%. Oltre la metà di queste, a livello nazionale, proviene da istituzioni locali (comunali o regionali).
A preoccupare sono anche le azioni legali pretestuose, le cosiddette Slapp, che restano la seconda forma più utilizzata – dopo gli avvertimenti – per intimidire i giornalisti, spesso per bloccare o rallentare inchieste locali.
Ancora più grave è la crescente tendenza a non denunciare abusi fisici e verbali: nell’81% dei casi, le vittime preferiscono non affidarsi alla giustizia. Un tasso di non denuncia che era la metà (“soltanto” una persona su due) nello stesso periodo del 2024. Questa spirale del silenzio solleva un allarme rosso sulla percezione di efficacia delle tutele per i giornalisti che operano sul campo.
La Lombardia, il Lazio e la Sicilia restano le regioni con il più alto numero di minacciati in termini assoluti.