Cittadinanze facili, inchiesta nel Chietino: otto gli indagati tra cui due sindaci

27 Settembre 2025
1 minuto di lettura

La Procura di Lanciano chiude le indagini su un presunto sistema di corruzione e falsi atti che avrebbe favorito cittadini sudamericani

LANCIANO – La Procura della Repubblica di Lanciano ha delineato un quadro complesso nell’avviso di conclusione delle indagini che coinvolge otto persone. Secondo l’accusa, sarebbero state costituite due associazioni per delinquere capaci di garantire la residenza e, in seguito, la cittadinanza italiana a numerosi cittadini sudamericani attraverso una catena di falsi e atti di corruzione.

Il sistema, come ricostruito dall’inchiesta riportata oggi dal quotidiano Il Centro, condotta dai carabinieri della compagnia di Atessa e coordinata dal procuratore Mirvana Di Serio insieme al pubblico ministero Miriana Greco, avrebbe potuto contare anche sulla complicità di due sindaci di due piccoli comuni abruzzesi e di un addetto dell’Ufficio anagrafe. Le ipotesi accusatorie parlano di una pubblica amministrazione trasformata in un vero e proprio mercato di cittadinanze italiane, dove i favori venivano pagati con denaro, voti e prestazioni sessuali.

Il contesto ricalcherebbe quanto già emerso in altre indagini simili. In Italia, infatti, con il principio dello ius sanguinis diventa cittadino chi è figlio di padre o madre italiani, senza limiti di generazione. Un meccanismo che spinge molti sudamericani a cercare antenati emigrati dal nostro Paese, e che, in mancanza di legami reali, può portare a sistemi fraudolenti come quello contestato dalla Procura.

Il quadro delineato va oltre l’ipotesi di associazione a delinquere e descrive un presunto sistema di corruzione esteso e capillare. Tra i reati contestati figurano anche il falso ideologico continuato legato al rilascio di certificati, la creazione di false comunicazioni di ospitalità e dichiarazioni sostitutive di atti di notorietà costruite ad hoc.

Altro da

Non perdere