Biodigestore Teramo, nuovo ricorso di Ambiente & Sicurezza: «Troppe criticità, manca progetto di abbattimento dell’inceneritore»

25 Settembre 2025
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Tra le altre cose segnalate, anche la mancanza di provvedimenti autorizzativi per le immissioni di biometano e il dubbio sul titolo di proprietà di alcuni terreni

Tra le altre cose segnalate, anche la mancanza di provvedimenti autorizzativi per le immissioni di biometano e il dubbio sul titolo di proprietà di alcuni terreni

TERAMO – L’associazione Ambiente e Sicurezza Città di Teramo ha presentato un ricorso al TAR Abruzzo contro l’autorizzazione rilasciata dalla Regione per la realizzazione e l’esercizio del biodigestore di Carapollo. Oggi, in conferenza stampa, la presidente Antonella D’Angelo Gallo ha illustrato i motivi che hanno spinto l’associazione ad agire, parlando di numerosi profili di illegittimità e di rischi concreti per l’ambiente e la salute pubblica.

Il ricorso, depositato l’11 settembre, chiede l’annullamento della determinazione dirigenziale con cui la Regione ha concesso l’autorizzazione integrata ambientale a Teramo Ambiente. Secondo l’associazione, il provvedimento è viziato da gravi mancanze: in primis, non esisterebbe nessun progetto di abbattimento dell’inceneritore. Un progetto che dovrebbe comprendere un certo tipo di operazioni di sicurezza, come spiega la presidente, perché la struttura «è piena di diossina. Va fatto proprio garantendo la sicurezza sia dell’area che di chi ci deve lavorare. Com’è possibile che sia stata rilasciata l’Aia se non c’è il progetto?».

Altri punti contestati riguardano il parere paesaggistico, giudicato contraddittorio e inadeguato, poiché l’impianto ricadrebbe interamente nella fascia di rispetto del fiume Tordino, un’area fragile dal punto di vista ambientale. C’è poi il vincolo sugli incendi boschivi: parte dei terreni interessati è stata percorsa dalle fiamme negli anni scorsi e, per legge, non potrebbe ospitare nuove strutture produttive almeno fino al 2034. Mancherebbe poi del tutto l’autorizzazione specifica per la produzione e l’immissione in rete del biometano, che è la funzione stessa dell’impianto. E c’è infine la questione del titolo di proprietà su 2/3 del terreno su cui dovrebbe sorgere il biodigestore. L’associazione spiega che quelle particelle appartengono a privati e non esistono al momento provvedimenti mirati a ottenere il contrario, come un esproprio.

Alla luce di queste criticità, l’associazione chiede al TAR di accogliere il ricorso, annullare l’autorizzazione rilasciata dalla Regione e condannare le amministrazioni coinvolte al pagamento delle spese di giudizio. “Non si tratta di una battaglia ideologica – ha detto la presidente – ma di difendere il diritto dei cittadini a un ambiente sicuro e a decisioni trasparenti, basate su regole rispettate fino in fondo”.

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