Chieti al centro dell’inchiesta sul piano di vendetta del clan Scalisi

24 Settembre 2025
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auto della polizia di notte

Sequestrate divise da carabiniere in un garage cittadino: erano destinate a un agguato mafioso in Sicilia

CHIETI – C’è anche la città di Chieti al centro della maxi-inchiesta della Procura di Catania che ha svelato un progetto di agguato pianificato dal clan mafioso Scalisi. Nel garage in uso a Pietro Schilirò, zio del reggente della cosca, la polizia ha trovato e sequestrato due divise dalla foggia simile a quelle dell’Arma dei Carabinieri. Quegli abiti, secondo gli inquirenti, erano destinati a essere utilizzati per un’azione omicidiaria programmata in Sicilia, con l’obiettivo di vendicare la morte di Nicolò Alfio Lucifora, figlio del boss Pietro.

Il nucleo familiare dello Schilirò, residente proprio a Chieti, avrebbe avuto un ruolo determinante nel piano. Le indagini, basate su intercettazioni e attività tecniche, hanno accertato che, insieme a un complice residente a Pescara, gli uomini si stavano adoperando per confezionare le false divise, noleggiare un furgone privo di localizzatore satellitare – necessario per coprire la tratta Abruzzo-Sicilia senza rischi di tracciamento – e procurarsi armi da impiegare durante l’agguato.

Secondo la ricostruzione della Procura etnea, il reggente Pietro Lucifora intendeva sfruttare un alibi proprio legato al capoluogo teatino: avrebbe partecipato, il 20 settembre, al matrimonio dello zio a Chieti, per poi tornare di nascosto in Sicilia, eseguire il delitto a Francofonte negli ultimi giorni del mese e rientrare in Abruzzo subito dopo, facendo così ricadere i sospetti lontano da sé.

Il piano prevedeva anche il coinvolgimento di Mario Lucifora, fratello del reggente, impegnato – secondo l’accusa – a reperire le armi necessarie all’azione. Gli investigatori sottolineano come il progetto non sia mai stato portato a termine grazie al lavoro congiunto della Procura di Catania e della polizia, che hanno interrotto la catena organizzativa prima che il commando potesse partire dall’Abruzzo verso la Sicilia.

L’operazione si è conclusa con l’emissione di 14 ordinanze di custodia cautelare da parte del gip di Catania, che si aggiungono ai dieci fermi già eseguiti nei giorni precedenti.

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