Svelato in prossimità del polo scolastico di Colle Sapone il murales di 4,30 per 8 metri firmato da Daniele Gottastia. L’opera ricorda Mario Magnotta, l’icona nazionale resa celebre negli anni Ottanta da mitici scherzi telefonici
L’AQUILA – Prima delle parodie su TikTok e dei tormentoni virali, c’era Mario Magnotta. Oggi la città dell’Aquila lo ricorda con un murales gigante inaugurato a Colle Sapone: il suo volto sorridente campeggia accanto a una maxi banconota con la celebre cifra di 480mila lire, “pagabili a vista al portatore”, simbolo dello scherzo telefonico che lo rese un’icona nazionale.
Il murales, 4,30 metri per 8, firmato dall’artista aquilano Daniele Gottastia, è stato inaugurato davanti al polo scolastico di Colle Sapone, sul muro di cinta dell’ex Istituto tecnico commerciale “Luigi Rendina”, dove Magnotta ha lavorato per anni.
Il 16 settembre per gli aquilani non è una data qualsiasi: è il “Magnotta Day”, che ricorda uno degli scherzi telefonici più famosi di sempre. Tutto iniziò nel 1987, quando Mario Magnotta si separò dalla moglie che portò via con sé una lavatrice San Giorgio. L’uomo fu costretto a ricomprarne un’altra uguale e proprio da lì nacque lo spunto per le telefonate goliardiche di due ex studenti, Antonello De Dominicis e Maurizio Videtta. Fingendosi dirigenti e dipendenti della ditta, lo sottoposero a un contratto immaginario pieno di clausole capestro. La serie di scherzi raggiunse il culmine proprio il 16 settembre, quando un finto commerciante lo accusò di avergli fatto perdere l’esclusiva. La risposta di Magnotta divenne leggenda: “mi iscrivo ai terroristi”. Registrata su musicassetta, quella voce circolò di mano in mano, ben prima dei social, trasformandolo in un fenomeno nazionale e in un influencer ante litteram.
All’inaugurazione del murales erano presenti il sindaco Pierluigi Biondi, la figlia del bidello, Romina, i due autori degli scherzi e il regista Alessio De Leonardis, impegnato nel docufilm Semplice cliente.
“Serviva un segno – ha detto Biondi – perché Magnotta è stato un precursore, un combattente gentile, capace di ribellarsi con garbo all’aggressività della pubblicità”.
“Le cassette circolavano di mano in mano, ed era questo il segreto della loro forza”, ha ricordato De Dominicis. Videtta, invece, ha rilanciato l’appello a salvare la casa di Magnotta, proponendo di trasformarla in un museo: “Mario ci ha fatto ridere tutti, anche nei momenti più duri: è stata una medicina”.
Secondo la leggenda, nei sotterranei della scuola c’era un piccolo appartamento dove il bidello si rifugiava di tanto in tanto, grande quasi quanto il murale che da oggi ne custodisce la memoria. Un ritratto gigante, dedicato – come recita la scritta che lo accompagna – “a tutti i semplici cittadini”.