Paola e Roberta correranno insieme la Maratona di New York il 2 novembre. Paola spingerà la carrozzina di Roberta, una corsa per due che racconta la forza di un’amicizia
PESCARA – Una maratona per due. Un sogno rincorso per tredici anni che finalmente si avvera. Il prossimo 2 novembre, tra i 50mila partecipanti alla leggendaria Maratona di New York, ci saranno anche Paola Patricelli e Roberta Pagliuca, due donne pescaresi unite da un legame profondo che va oltre lo sport. Inseparabili, correranno ancora una volta insieme, con Paola a spingere la carrozzina di Roberta. «Quando corriamo diventiamo una persona sola. Roberta mi dice sempre che è come se le mie gambe improvvisamente fossero le sue», racconta Paola all’Ansa.
Un traguardo conquistato con determinazione, passione e quella forza silenziosa che si costruisce nella quotidianità, tra allenamenti, gare, viaggi e sogni condivisi. Paola è insegnante d’inglese all’istituto Domus Mariae di Pescara, Roberta è sulla sedia a rotelle dalla nascita per complicazioni avvenute durante il parto, ma questo non le ha mai impedito di sorridere, studiare e vivere appieno. Laureata in Scienze pedagogiche, Sociologia e Criminologia, Roberta ha trovato in Paola un’amica e una compagna di corsa.
La loro avventura sportiva comincia nel 2010, durante una gara podistica a Montesilvano. Un incontro fortuito che si è trasformato in un’amicizia indissolubile. Nel 2013 partecipano alla loro prima gara insieme, una 5 km a Pescara. Da lì in poi, non si sono più fermate: 10 km, mezzemaratone, maratone internazionali come Dubai e Parigi, dove Paola è stata l’unica donna a spingere una persona in carrozzina per tutti i 42 chilometri, senza mai chiedere il cambio. «Prima Roberta aveva un’altra persona che la spingeva, poi ci siamo dette “perché non farlo tra di noi?” – ricorda Paola – E da allora non ci siamo più separate. Lei capisce quando sono stanca, mi dà forza, mi spinge a dare di più».
Niente retorica da “eroi”: Paola e Roberta rifuggono dalla spettacolarizzazione della disabilità. Ma dietro la loro storia c’è un messaggio potente: inclusione, amicizia, libertà, e soprattutto la normalità di vedere l’altro per ciò che è, non per la condizione in cui si trova.
«Quello che ha colpito Roberta di me – racconta Paola – è stata la naturalezza con cui le ho parlato, non facendola sentire una disabile come invece succede molte volte con gli altri che pensano lei non possa capire. Ma il suo deficit è solo motorio, non cognitivo. Tanto per dire: lei ha tre lauree».
Dopo il mancato accesso nel 2024, quest’anno è arrivata finalmente la selezione per New York. Non senza difficoltà: partecipare alla maratona più famosa del mondo ha un costo elevato, tra viaggio, soggiorno e logistica. Per questo è stato lanciato un crowdfunding e non è mancato l’appoggio di amici e sostenitori, come lo speaker radiofonico Linus, contattato da Paola per cercare sponsor per una carrozzina nuova.
Il 2 novembre saranno al via, sulla First Avenue, tra i giganti della corsa. Ma per loro, più che la competizione, conta la testimonianza: fare vedere che tutto è possibile se si è in due, se si ha qualcuno che crede in te. All’ombra della Statua della Libertà, Paola e Roberta scriveranno un nuovo capitolo della loro storia. Ma non finisce qui. Nel mirino ci sono già le prossime grandi maratone: Boston, Sydney, Tokyo, Londra e Chicago.